Il crollo dell’oro è una vittoria dei Keynesiani, questo è, in breve, il pensiero di Krugman
Che Paul Krugman sia sempre stato un Neokeynesiano (probabilmente neokeynesiano contemporaneo più famoso al Mondo) non è certo una novità, e la spiegazione che il Premio Nobel per l’Economia fornisce per giustificare il crollo dell’oro è quanto di più keynesiano si possa immaginare: l’oro crolla perchè la tanto attesa “iperinflazione” prevista da Monetaristi e dalla cosiddetta Scuola Austriaca non è ancora arrivata, nè arriverà finché la crisi non finirà.
Così scrive oggi Krugman sul New York Times:
Il fatto che il prezzo dell’oro stia crollando è un’ottima notizia, perchè ci dice che la visione inflazionista del mondo – secondo la quale bisogna bloccare ogni intento di stampare moneta, rischiando di trasformare il pianeta in una gigantesca Repubblica di Weimar – è, nei fatti, completamente sbagliata.
Krugman, da cittadino Americano, se la prende in particolare con chi ha passato anni a criticare Ben Bernanke e la sua politica monetaria “accomodante”:
L’unica risposta a questo fatto da parte degli “scarabei d’oro” [coloro i quali temono un’impennata improvvisa dell’inflazione imminente da anni] è che i “diabolici rappresentanti del Governo” stanno nascondendo la verità. I tassi di interesse sono bassi ? “La ragione è che la Fed li sta spingendo verso il basso”. Ma come può la Fed fare questo, anno dopo anno, senza causare un aumento dell’inflazione ? “Oh in realtà l’inflazione c’è, ma l’Istituto Americano di Statistica [l’ISTAT Americano, in pratica] sta falsificando i numeri (e anche gli indici indipendenti del livello dei prezzi, come il Billion Prices Index, fanno parte del complotto)”
Insomma, che piaccia o no ai Monetaristi, agli Austriaci, ai Babilonesi ed ai Beduini, il mercato (“sacro” per i Monetaristi e per i fan di Von Mises) sta urlando chi ha ragione. Peccato che dalla parte del torto si sollevi l’idea di un “complotto interplanetario” (teoria avanzata anche da blog rispettabili, come ZeroHedge), come il bambino che non sa perdere e preferisce dire “così non vale” piuttosto che ammettere i propri errori.
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