Non solo il paese dipende eccessivamente dalle esportazioni petrolifere, ma i problemi finanziari di Mosca arrivano da più lontano
Siamo seri: benché la recessione sia arrivata soltanto ultimamente in Russia, è dall’inizio della crisi mondiale che a Mosca c’è un problema piuttosto serio.
Mettendo da parte per oggi la grana del petrolio (di cui parliamo praticamente ogni settimana da oltre un anno), dal 2008 la Russia ha assistito ad una fuga di capitali che non si è mai fermata:
(True Economics)
È dall’inizio della crisi che il trend ha svoltato in negativo per la Russia.
Ora, possiamo capire quanto accaduto nel 2008-2009. Possiamo anche ricondurlo al panico sul mercato del petrolio, volendo.
Ma il petrolio rimbalzò alla grande tornando a 130-140$ al barile, e nulla cambiò.
È chiaro, dunque, che l’economia russa abbia in questo momento due grandi problemi (con alcuni collegamenti tra loro, ma meno di quanti se ne possano immaginare):
1) eccessiva dipendenza del bilancio statale dall’export di gas e petrolio (e questo ormai è ben noto)
2) incapacità quasi totale di attrarre investimenti dall’estero e di convincere gli investitori russi a concentrare fondi sul territorio nazionale
Non molto tempo fa, Vladimir Putin ha in qualche modo ammesso l’esistenza del primo problema, e c’è da sperare per i russi che qualcosa cambi d’ora in poi.
Ma il secondo problema (che secondo noi è ancora più grande del primo) non è mai stato riconosciuto pubblicamente da Putin o dalla sua cerchia. E questo non ci piace affatto.
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