Per quanto sia opportuno chiedersi quanto abbia senso confrontare l’andamento della borsa americana con quello dell’economia reale, faremmo meglio a non sottovalutare tale relazione in questo momento
L’idea che i mercati finanziari e l’economia reale non siano poi così collegati non nasce affatto negli ultimi anni.
Certo, la politica non convenzionale di molte banche centrali ha portato il dibattito sul tema ad un nuovo livello, ma ci sentiamo di poter affermare con una certa tranquillità che nei momenti importanti, Wall Street non riesce ad ignorare i problemi dell’economia reale.
Per “momento importante” intendiamo “elezioni presidenziali”, mentre per “problemi” intendiamo quelli riportati nel grafico seguente:
(Variant Perception)
Gli ultimi due crash della borsa americana sono coincisi con fasi in cui i due indici stilati dall’Institute for Supply Management (ISM) relativi al settore manifatturiero e terziario si trovavano entrambi sotto i 52 punti (tra i 50 ed i 52 punti, l’economia è considerata in debole espansione, sotto quota 50 abbiamo una contrazione).
Ciò che preoccupa è il fatto che l’ultima lettura dei due indici abbia fatto suonare l’allarme nuovamente, dopo diversi anni.
Ora il dibattito è aperto: dobbiamo credere in chi dice “questa volta è diverso” alla luce dell’inedito scenario politico-monetario in cui si trovano gli Stati Uniti in questo momento, o la Storia si ripeterà inesorabilmente ? La nostra impressione che la compiacenza della Fed abbia tutto il potenziale necessario a creare una iper-bolla (giudicando già quella attuale una bolla speculativa) nei prossimi mesi, ma speriamo di sbagliarci.
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