Un mese dopo la sorprendente (?) vittoria di Donald Trump negli USA, possiamo ricapitolare con un grafico che cosa è successo sui mercati finanziari
A sentire gli esperti della vigilia, con l’elezione di Trump la borsa sarebbe crollata e l’oro sarebbe esploso verso l’alto.
È successo, curiosamente, l’esatto opposto:
In sostanza:
a) con l’arrivo di Trump i mercati prevedono una svolta nella politica monetaria americana (bye bye Yellen?)
b) questo porta i mercati a pensare che la Fed stia per tornare ad occuparsi più dell’inflazione che dell’occupazione
c) in previsione di un periodo di rialzo dei tassi, i rendimenti dei titoli di Stato americani salgono (ovvero, scendono i prezzi), e le possibilità che la Fed chiuda un’occhio sull’inflazione scendono (e infatti l’oro, per ora, scende)
d) in uno scenario del genere, i mercati si stanno convincendo dell’inizio di una nuova epoca Reagan (solo che Trump non è un liberale) o di un nuovo George W. Bush (un tontolotto ben disposto ad aiutare le banche con leggi di deregolamentazione a go-go); insomma, la borsa sale che è un piacere
Ieri però, Trump ha cominciato a fare paura ad una parte di Wall Street. “Ridurrò il prezzo dei medicinali per tutti” ha detto il presidente eletto. Risultato:
Ci pare corretto dire che, ad un mese dalla sua elezione, Donald Trump rimane un mistero per i mercati. Per evitare futuri shock improvvisi, sarebbe utile che Trump uscisse allo scoperto subito (e non tweet dopo tweet) in modo che gli operatori possano farsi un’idea su che tipo di America si troveranno davanti nei prossimi anni.
Ma l’impressione è che Trump non stia facendo quello che sta facendo apposta. Siamo di fronte ad una persona che non sa minimamente come gestire un paese (il pasticcio burocratico con la Cina per via di Taiwan ne è una prova), e l’incertezza sui mercati regnerà fino a quando Trump ed il suo staff non saranno stati realmente compresi da Wall Street.
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