Misura monetaria fondamentale, vediamo oggi che cos’è l’inflazione e come viene studiata da statistici ed economisti
Sull’inflazione sono stati scritti grandi volumi storici della teoria macroeconomica, in questo ambito ci occuperemo dunque soltanto di introdurre il concetto e comprenderne insieme le dinamiche fondamentali.
L’inflazione rappresenta un aumento sostenuto del livello dei prezzi, è opposta alla deflazione, che è una riduzione sostenuta dei prezzi.
È molto comodo abbinare il concetto di “inflazione” a quello di “velocità”. Diciamo quindi che l’inflazione rappresenta la misura della velocità con cui i prezzi crescono nel tempo.
Ma perché esiste l’inflazione ? In un mondo perfetto un kg di pane costerebbe sempre “x €”, e così tutti i beni dell’economia. La risposta sta proprio nella premessa: non viviamo in un mondo perfetto.
Caliamoci un attimo nel contesto aziendale, immaginiamo un periodo di crescita economica, in cui gli affari per l’impresa del sig. Rossi vanno molto bene. Il sig. Rossi vede la domanda crescere di mese in mese, avrà così la tentazione di cedere al dio denaro e alzare i prezzi di vendita, con la speranza di vedere il proprio fatturato crescere ancora di più.
Già, ma dall’altra parte i consumatori non saranno certo contenti di vedere i prezzi crescere, chiederanno così un aumento ai propri datori di lavoro, in quanto il costo della vita sarà aumentato.
Quei datori di lavoro che concederanno l’aumento ai lavoratori si troveranno così con un costo maggiore da sostenere per gli stipendi, e, come naturale, aumenteranno i prezzi a loro volta, per sopperire al pericolo di trovarsi un buco di bilancio.
Ora moltiplicate questo processo per tutte le imprese presenti in un’economia, ed ecco spiegato, in modo molto semplice, il meccanismo con il quale si crea inflazione.
Il discorso esattamente opposto vale per la disinflazione (un periodo di inflazione decrescente nel tempo) e deflazione (un periodo in cui i prezzi non solo non aumentano nel tempo, ma addirittura diminuiscono).
Capite bene che, in un mondo imperfetto quale è il nostro, l’inflazione è un indicatore di buona salute dell’economia, mentre disinflazione e deflazione ne indicano un rallentamento.
Ma non bisogna pensare che l’inflazione sia una buona cosa, l’inflazione, se non controllata (come sempre accaduto storicamente nel Sud America) cresce a livelli spropositati, diventando iperinflazione. Questo è un problema, perché i prezzi crescono sempre più velocemente di quanto crescano gli stipendi, ed è proprio questo il pericolo dell’inflazione.
Un aumento dei prezzi colpisce, in modo più grave, chi ha un reddito basso (dai disoccupati ai dipendenti), in quanto, da un punto di vista puramente matematico, l’aumento generalizzato dei prezzi risulta avere un impatto percentuale maggiore su chi ha poco rispetto a chi ha molto.
In molti sostengono che la creazione di moneta da parte delle banche centrali porti ad un aumento dell’inflazione, ma c’è da dire che, ad oggi, non ci sono prove empiriche di questa teoria che rimane, di conseguenza, circondata da un alone teorico. È invece provato che le politiche del lavoro abbiano un fortissimo impatto sull’inflazione (si pensi al sistema della scala mobile in Italia, che non fece altro che nutrire il meccanismo inflazionistico anno dopo anno).
Nella prossima lezione ci occuperemo dei metodi di misurazione del tasso di inflazione, per ora limitiamoci a comprendere questo fondamentale meccanismo economico-monetario che molti sembrano ignorare.
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