La Bank of Japan vuole portare l’economia Giapponese ad un tasso di inflazione annuo pari al 2%, ma l’obiettivo non è affatto facile da raggiungere
Il Giappone ha bisogno di un tasso decente di inflazione, senza quello non si va tanto lontano. Questo è, in estrema sintesi, il nocciolo della “questione Giapponese” negli ultimi tempi (o, se preferite, negli ultimi 20 anni).
Oggi sono stati pubblicati diversi indici di inflazione dal centro di statistica nazionale di Tokyo, i risultati sono ancora poco soddisfacenti:
1) Indice IPC Nationwide: si passa da un -0,7% ad un -0,3%
2) Indice dei prezzi al consumo – nucleo nazionale: da -0,4% a 0%
3) Indice prezzi Tokyo core CPI: da 0,1% a 0,2%
4) IPC Tokyo: da -0,2% a 0%
Ora, una specifica tecnica per capire cosa indicano questi dati. Gli indici dei prezzi al consumo (Consumer Price Index – CPI) non indicano, in sé, l’inflazione presente in un’economia. Il tasso di inflazione deriva dalla variazione annuale del CPI, questo significa che sì, il Giappone sta creando inflazione, ma vi assicuro che lo sta facendo ad un ritmo spaventosamente lento per ora, nonostante il maxi-QE messo in campo dalla Bank of Japan.
Altri dati ci dicono che la disoccupazione cresce, passando dal 4% al 4,1%, mentre la produzione industriale migliora, insieme all’indice PMI manifatturiero.
Andiamo avanti con calma quindi, non possiamo ancora dire se la politica aggressiva Giapponese sia un fallimento o un successo, portiamo pazienza ancora per qualche mese.
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