Krugman: ecco perchè la Cina è in crisi

paul krugman

Per citare le parole del Premio Nobel, la Cina “ha colpito la muraglia”, ed è proprio questa l’immagine migliore che possiamo avere sulla recente crisi Cinese: la crescita non può durare per sempre

paul krugman

Oggi sul New York Times è uscito un ottimo editoriale di Paul Krugman che ci spiega quale sia il problema fondamentale della Cina degli ultimi tempi, vediamo il passaggio fodamentale:

L’esistenza di un surplus di forza lavoro, come accaduto in Cina per anni, ha due effetti. Innanzitutto, queste nazioni possono investire pesantemente nella creazione di nuove fabbriche, in nuove grandi opere e così via, senza cadere nel fenomeno dei proventi decrescenti (poiché l’offerta di lavoro nazionale sembra essere inesauribile). In secondo luogo, la competizione da questa riserva di surplus di forza lavoro tiene i salari bassi anche mentre l’economia cresce. Infatti, la cosa principale che ha tenuto bassi i consumi in Cina sembra essere il fatto che le famiglie Cinese non vedono una gran parte del loro reddito generata dalla crescita economica del Paese. Una parte della nuova ricchezza va alle élite della politica, ma la maggioranza rimane imbottigliata nei business, gran parte dei quali è nelle mani dello Stato.

È tutto molto strano da quello a cui siamo abituati, ma questo ha funzionato per diversi decenni. Ora, però, la Cina ha colpito il “Punto di Lewis” – per metterla giù in modo crudo, sta esaurendo il suo surplus di lavoratori.

Questa dovrebbe essere una buona cosa. I salari stanno crescendo; finalmente anche il Cinese medio sta cominciando a godere dei frutti della crescita economica. Ma questo significa anche che l’economia Cinese sta affrontando improvvisamente un bisogno di “riequilibrio” – il termine gergale più usato per parlare della Cina in questo momento. Gli investimenti stanno ora incontrando una drastica diminuzione dei proventi, a prescindere da quello che il Governo decide di fare; la spesa dei consumatori deve crescere tantissimo per bilanciare questa riduzione. La questione qui è se questo può succedere abbastanza velocemente da evitare una tremenda crisi economica.

Nel caso non qualcuno non avesse capito, cerchiamo di fare chiarezza su quello che Krugman ci sta dicendo. Quando ci sono tante persone che cercano un lavoro (ovvero il caso che Krugman chiama “surplus di forza lavoro”), i salari non possono che essere bassi. Infatti trovare un lavoro in una situazione simile diventa molto difficile (a causa della competizione tra disoccupati), e questo costringe le persone ad accettare salari mediamente piuttosto bassi.
Questo è andato avanti per molto tempo, ma adesso, secondo Krugman, la Cina si trova ad avere pochi disoccupati (soprattutto nel settore agricolo, dato che in un altro passaggio l’economista parla proprio di “contadini”), e questo fa sì che le persone abbiano più potere contrattuale quando si trovano a richiedere un posto di lavoro. Il risultato ? I salari cominciano ad aumentare.
La riduzione di forza lavoro disoccupata ha poi colpito gli investimenti delle imprese, poiché si è capito che queste non possono crescere per sempre (si è svuotato il “serbatoio” che conteneva forza lavoro disponibile). Definendo il PIL come:

PIL = consumi + investimenti + spesa pubblica + bilancia commerciale

Capiamo che la riduzione degli investimenti sta portando ad un effetto negativo sul PIL. Se l’analisi di Krugman è giusta, tuttavia, i salari più alti dovrebbero spronare i consumi, che, ci si augura, riescano a compensare la riduzione degli investimenti evitando crisi economiche di lunga risoluzione.

L’idea è piuttosto intelligente, vedremo nei prossimi mesi se sarà confermata o meno.

PS: l’aumento dei salari porterà ad un aumento dell’inflazione e ad una riduzione del PIL nel medio periodo, teniamo d’occhio anche gli indici dei prezzi al consumo

 

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