Il motore principale della crescita della borsa americana sembra essere rappresentato dalle cosiddette operazioni di “buy-back” effettuate dalle aziende quotate, e questo non è affatto un buon segnale
(ripubblicazione articolo del 10 dicembre 2014)
Il timore che gran parte del denaro di nuova emissione creato dalla Federal Reserve con le tre tranches del QE è alto, e vi spieghiamo perchè.
Innanzitutto, consigliamo ai non esperti del settore di capire bene che cosa si intende per “buy-back azionario”, da Wikipedia:
“Il buy-back (o riacquisto di azioni proprie) è l’operazione di acquisto di azioni proprie da parte di una società per azioni“
Definizione molto semplice, ma che può portare a porsi una domanda fondamentale: perchè un’azienda dovrebbe acquistare azioni emesse in passato ?
Sempre da Wikipedia, prendiamo due possibili spiegazioni:
- Eccesso di liquidità: l’azienda ritiene, in questo caso, che la sua liquidità in eccesso possa essere più redditizia se investita nelle sue stesse azioni, piuttosto che adoperata in impieghi bancari (a causa, magari, dei bassi tassi di interesse) o reinvestita nel suo business caratteristico
- Valore per gli azionisti (Shareholder value): poiché un’operazione di buyback
- Aumenta la quotazione dei titoli, in quanto ne sostiene la domanda sul mercato,
- Aumenta il valore patrimoniale dei titoli rimasti, qualora i titoli soggetti a buy-back vengano distrutti.
Capite bene, quindi, che se per caso la borsa cominciasse a salire soprattutto su spinta di queste operazioni di buy-back, allora si avrebbe una sorta di crescita “fittizia”, specialmente se finanziata da un eccesso di liquidità creato ad hoc dalla banca centrale.
Questo scenario da incubo è realtà:
Il fenomeno del buy-back è cresciuto in maniera esponenziale dal 2009, per poi esplodere (letteralmente) nel 2012 (ovvero dal momento dell’inizio del QE1).
Sentiamo una gran puzza di bruciato.
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