La banca centrale russa è riuscita a gestire abbastanza bene la crisi del rublo, ma molto è dipeso dal prezzo del petrolio
(ripubblicazione articolo del 13 aprile 2015)
Saremo diretti: se il calo del prezzo del petrolio non si fosse arrestato a gennaio il rublo non avrebbe avuto nessuna possibilità di rimbalzare, nonostante il maxi-rialzo dei tassi effettuato da Mosca.
La situazione è questa:
(True Economics)
Dire che il paese sia fuori dalla crisi è, tuttavia, sbagliato.
Prendiamo un bene durevole che, dunque, dovrebbe avere un andamento simile rispetto a quello del ciclo economico, le vendite di automobili nel paese:
(True Economics)
Un vero e proprio disastro. L’economia russa è in rallentamento dalla fine del 2010, e gli ultimi avvenimenti sul mercato del petrolio e su quelli valutari hanno aggravato la situazione del paese.
L’indice PMI russo è ancora molto debole:
(True Economics)
Il peggio è passato ? Assumendo che il petrolio abbia toccato il fondo (cosa di cui siamo abbastanza convinti), possiamo almeno dire che la fase di panico economico degli scorsi mesi è finita, ma da qui a dire che l’economia russa tornerà a crescere, ce ne vuole.
Fateci concludere con una cosa che ribadiamo da quando il petrolio era sopra i 100 $ al barile: un’economia che si basa quasi solo su un unico settore (quello energetico), è un’economia debole. Gli ultimi mesi ci hanno mostrato che cosa succederà alla Russia quando il petrolio (o il gas naturale) non sarà più un bene indispensabile per il resto del mondo, con un’offerta nettamente superiore alla domanda. Mosca deve riuscire a differenziare la propria economia, altrimenti sarà destinata ad un collasso economico senza precedenti nella Storia recente.
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