A Cosa Serve Votare ? Uno Sguardo Al Caos Politico Portoghese

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Pensavamo davvero di averle viste tutte in questi anni di crisi, ma da Lisbona ci arriva una novità che ci mancava: il Presidente della Repubblica non vuole un partito euroscettico al governo

Della serie “Democra-che ?!”, negli ultimi giorni abbiamo assistito ad un’ennesima dimostrazione del fatto che la crisi in Europa non è solo economica e sociale, ma anche politica.

Alle ultime elezioni nazionali in Portogallo, abbiamo avuto il seguente risultato:

legislativas-2015

Il partito socialdemocratico (quello che ha imposto le misure di austerity negli ultimi 4 anni) ha dunque avuto la maggioranza delle preferenze, ma quel 38,50% non risulta essere sufficiente, in un sistema proporzionale, a formare un governo stabile.

I socialdemocratici, dunque, hanno naturalmente dato il via al valzer delle consultazioni per trovare un accordo e, dopo giorni di stallo, si è arrivati a formare una maggioranza di governo teorica formata dai socialdemocratici, il Bloco de Esquerda ed il partito comunista. Una maggioranza di sinistra formata da un partito moderato (i socialdemocratici) e da due fortemente euroscettici (BE e partito comunista). I socialdemocratici hanno chiesto ai due partiti euroscettici di rinunciare a due punti fondamentali del proprio programma:

1) Uscita dall’Euro

2) Uscita dalla NATO

Vi renderete conto, dunque, che togliere questi due capisaldi a due partiti di estrema sinistra sia una vittoria considerevole per un partito moderato. I socialdemocratici, dunque, hanno richiesto al Presidente della Repubblica di ufficializzare la nuova coalizione di maggioranza con la nomina di un Presidente del Consiglio e, conseguentemente, di un governo composto da tali formazioni politiche. Fin qui tutto normale, non è vero ?

E ora diamo il via all’assurdità.
Il Presidente della Repubblica portoghese, Anibal Cavaco Silva, ha respinto la proposta di formazione di tale governo. La ragione ? Semplice, riportiamo la traduzione delle sue stesse parole:

“In 40 anni di democrazia, nessun governo in Portogallo è mai dipeso dall’appoggio di forze politiche antieuropeiste, […] di forze politiche che chiedono di abrogare il Trattato di Lisbona, il Fiscal Compact, il Patto di crescita e di stabilità, lo smantellamento dell’unione monetaria e di portare il Portogallo fuori dall’Euro, oltre alla fuoriuscita dalla Nato. […] Dopo aver affrontato il programma di assistenza finanziaria, con pesanti sacrifici, è mio dovere, e rientra nei miei poteri costituzionali, fare tutto ciò che è possibile per prevenire l’invio di falsi segnali alle istituzioni finanziarie, agli investitori e ai mercati”

Ora, non chiedetevi nemmeno se il Presidente della Repubblica stia facendo la cosa giusta. Lasciate stare i mercati, i trattati, e quello che volete voi.
Siamo certi che un partito euroscettico non starebbe tanto simpatico alle borse (per usare un eufemismo), ma qui la situazione è semplice: un Presidente della Repubblica sta agendo, di propria iniziativa, contro la formazione di un governo formalmente votato dalla maggioranza assoluta dei portoghesi che si sono recati ai seggi.

Pensatela all’italiana: è come se, nel 2013, in seguito ad un accordo tra PD e M5S (che non c’è mai stato, come sappiamo), Napolitano avesse detto a Bersani di escludere i Cinque Stelle dal governo perché i mercati non l’avrebbero presa bene.
Ripensandoci, Napolitano sarebbe stato benissimo in grado di farlo.

Per quanto siamo certi che, almeno nel breve periodo, la formazione di un governo composto da euroscettici creerebbe guai in Portogallo, qui si sta ridefinendo l’idea di democrazia. A Lisbona sono liberissimi di fare ciò che vogliono, ma almeno abbiano la decenza di non tirare in ballo valori costituzionali. Se la politica deve funzionare con regole inventate dal politicante di turno, tanto vale riscrivere la Costituzione dicendo: “Il Portogallo è una Repubblica normalmente democratica, ma poi ci sono tante eccezioni e casi particolari che non stiamo nemmeno qui a dirvi perché non capireste”.

 

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