Negli ultimi 10 anni la spesa per mantenere le due camere è aumentata di circa il 50%, non male considerando che ben 5 anni su 10 sono stati anni di crisi
Ecco una storia tipica dei paesi mediterranei (Italia, Spagna, Grecia, ecc.) che dovrebbe far arrabbiare chiunque: non solo la politica non ha risposte serie per far ripartire l’economia, ma più passa il tempo, e più questi Onorevoli (?) contribuiscono allo sfascio di quel poco che ci rimane.
Parliamo di numeri, vediamo Il Sole 24 Ore:
Nel 2012 il Parlamento nel suo insieme è costato al bilancio dello Stato la bellezza di 1,5 miliardi di euro. Lo 0,1% del Pil se ne è andato per funzionare le due assemblee legislative.
Già ma a cosa serve il quasi miliardo iniettato ogni anno nel bilancio della Camera? Se ne va quasi tutto per pagare gli stipendi e pensioni dei 1.500 dipendenti e dei 630 parlamentari. Solo le retribuzioni del personale della Camera valgono 238 milioni. Il che vuol dire che ciascun addetto alla Camera, dal barbiere, all’autista, al commesso fino al segretario generale ha uno stipendio medio annuo lordo di oltre 150mila euro. Diecimila euro al mese per 15 mesi.
Ora la manovra di risparmio dovrebbe, per i prossimi anni, portare a una minor richiesta di soldi allo Stato per 76 milioni di euro. Sembrano tanti, ma è solo una correzione sui largheggiamenti del passato. Basti pensare che nel 2001 il Senato costava allo Stato “solo” 350 milioni. Nel 2011 si è arrivati a 526 milioni. Un aumento del 50% dei costi in dieci anni, mentre nel Paese il Pil languiva.
In Tv ci raccontano che questa spesa viene tagliata, ed effettivamente solo la Camera dei Deputati ha tagliato più di 8 milioni di euro in questa legislatura, ma è chiaro che non è abbastanza.
Che la pensioni siano un assurdo privilegio di una casta (composta non solo da Onorevoli, ma anche da barbieri, commessi, ecc.) è fuori da ogni discussione. Se non vivessi in Italia e non sentissi di parlare di queste cose quotidianamente penserei di leggere una delle tante pagine dei Cahier de Doléances dell’epoca della RIvoluzione Francese, in cui i cittadini si lamentavano degli assurdi privilegi del re, della sua corte e del clero.
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