Un Paese che fatica a stare all’interno del limite (ridicolo) di deficit del 3% non può nemmeno ipotizzare di avere un bilancio in pareggio, in barba alla Costituzione
(ripubblicazione articolo del 21 aprile 2014)
Chiunque sia andato a scuola sa che arriva sempre il momento in cui qualcuno in classe si fa una giustifica per “mal di pancia” o il più generico “indisposizione” quando in realtà, per l’ennesima volta, non ha sentito il suono della sveglia delle 7 di mattina.
Ecco, forse anche voi, come noi, penserete a questi episodi della vostra adolescenza nel leggere la lettere di giustificazione del Ministro dell’Economia Padoan a Bruxelles per dire che l’Italia non raggiungerà il pareggio di bilancio fino al 2016 (vi ricordate quando Tremonti diceva: “Nel 2012 pareggio di bilancio” e poi “Pareggio solo nel 2013 secondo le nostre previsioni” ? Ecco, siamo alle solite):
Fosse per noi, sia ben chiaro, l’Italia non dovrebbe nemmeno provare a pareggiare il bilancio. O, quanto meno, non dovrebbe farlo in un periodo come questo (ricordiamo sempre la celebre frase di Keynes: “È la crescita il momento dell’austerità, non la recessione”).
Vi abbiamo già detto come le condizioni (folli) del Fiscal Compact distruggeranno il nostro Paese, vedere il Ministro dell’Economia di turno che, puntualmente, rinvia il pareggio di bilancio di 2 anni non fa altro che confermare la nostra idea: l’Italia non sarà mai in pareggio (nonostante quello che dice la Costituzione), e i tentativi di restare in pareggio di bilancio distruggeranno quel che resta della nostra economia.
Renzi, al posto di pensare alla riforma (finta) del Senato, dovrebbe andare a Bruxelles e stracciare il Fiscal Compact.
Ne avrebbe l’autorità ? Assolutamente sì, se la terza economia dell’Eurozona decide di opporsi alla prima (la Germania), magari con l’appoggio della seconda (la Francia), allora Bruxelles non può fare nulla a riguardo.
Ne avrebbe la capacità ? Temiamo di no, più passa il tempo e più ci rendiamo conto che Renzi è solo un altro showman, non uno statista.
Poveri noi.
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