L’ex presidente della Federal Reserve ha voluto spiegare il salvataggio della compagnia assicurativa AIG avvenuto nel 2008 con un prestito federale miliardario: “Non fu una punizione per la società, ma un atto dovuto”
In Italia non si è parlato molto della questione, ma crediamo che sia interessante approfondire una delle tante cose strane avvenute in quel folle 2008.
I guai di AIG cominciarono tutti con lo scoppio della bolla dei sub-prime. In quel periodo AIG agiva da “protection seller” in un meccanismo abbastanza complesso di vendita di CDS (“credit default swap”). Cerchiamo di fare chiarezza.
La banca “x” concede un mutuo ad una serie di famiglie e soggetti privati (tra cui anche “subprime”, cioè soggetti che normalmente non avrebbero mai potuto contrarre mutui per questioni di reddito e patrimonio ipotecabile). Sapendo che questo mutuo comporta un rischio (che è quello che il soggetto privato non ripaghi il prestito), la banca firma un contratto di assicurazione, ovvero va a contattare una compagnia assicurativa (cioè un “protection seller”, ed il principale prima dello scoppio della bolla fu proprio AIG) chiedendo, entro il pagamento di un premio assicurativo, di coprire le perdite (o una parte di esse) della banca nel caso in cui i soggetti privati non fossero stati in grado di ripagare il mutuo.
La bolla dei subprime scoppiò ed AIG si trovò in una gran brutta situazione per via degli innumerevoli mutui che si era sostanzialmente accollata in maniera automatica. La Casa Bianca intervenne direttamente salvando, con un prestito da 85 miliardi di dollari (che alla fine divennero 182,5 miliardi di dollari, come per magia), AIG.
Una cosa che però in pochi sanno è che AIG non presentò mai istanza di fallimento e non chiese neppure un salvataggio pubblico. Il management di AIG interpretò l’intervento della Federal Reserve come un atto punitivo (il prestito fu concesso ad un tasso annuo del 12%, e fu interamente ripagato dalla compagnia assicurativa entro la fine del 2012) nei confronti della società con il fine di evitare altri casi simili in futuro.
Lo Stato guadagnò 23 miliardi da questo prestito.
Da allora AIG ha sostenuto una battaglia legale contro lo Stato che, fino ad ora, non ha dato risultati (ma non è ancora conclusa e, anzi, è diventata una vera e propria class action dei soci di AIG contro il governo).
Questi i fatti, e, dopo anni di silenzio, l’allora presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, è stato ascoltato dai giudici. “Abbiamo deciso di intervenire perchè AIG era sull’orlo del fallimento” ha dichiarato Bernanke, che ha poi aggiunto: “Non ho fissato io i termini del prestito”.
Deboluccia come difesa (possibile che l’allora uomo più potente del mondo, il presidente della Federal Reserve, non avesse voce sul tema dei termini del prestito ad AIG ?), inoltre è ben noto come Washington abbia posto pressioni sull’ex presidente di AIG, Willumstad, ottenendone le dimissioni pochi giorni prima dell’erogazione del prestito.
Una faccenda ancora abbastanza oscura che, però, comincia a diventare più chiara. Vi daremo ulteriori notizie sulla class action attualmente in corso (in quanto la riteniamo fondamentale per capire bene che cosa successe prima dello scoppio della crisi del 2008) nei prossimi mesi.
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