Intanto a Shanghai, il numero di account per il trading è in crescita verticale, ma per la stampa mainstream è tutto normale
(ripubblicazione articolo del 5 maggio 2015)
Ancora una volta, siamo sbalorditi nel vedere come i principali mezzi di informazione stiano ignorando quello che sta succedendo sul mercato cinese. Non ci aspettiamo certo un’edizione straordinaria dei TG, ma i principali quotidiani economico-finanziari non possono non parlare dell’enorme bolla speculativa di Shanghai.
Per tale motivo, noi, come voi tutti, siamo costretti a ricercare informazioni su siti internet di informazione meno “mainstream”.
Ebbene, a Shanghai è esplosa la trading-mania:
C’è sicuramente una base “razionale” a questa esplosione: non dimenticate che Shanghai e Hong-Kong sono vicine ad un nuovo sistema di trading combinato, ma un’esplosione del genere è davvero qualcosa che va oltre alla notizia in questione.
Cerchiamo di fare un passo in più. Quando parliamo della borsa di Shanghai, stiamo parlando di un pentolone in cui circola denaro detenuto in grandissima parte (circa il 98%) da cinesi. Di questi, il 90% è costituito da investitori individuali. Capite bene che questi dati delineano una borsa completamente diversa a quella statunitense e a quelle europee.
C’è un dato, poi, che desta stupore. Oxford Economics cita uno studio dalla China Household Finance secondo cui, negli ultimi 12 mesi, il 5% dei nuovi conti trading è stato aperto da persone che non ha mai frequentato la scuola, mentre il 25% è intestato a persone che hanno solo una licenza elementare. C’è il rischio, dunque, che tanti dei nuovi trader comprino e vendano azioni sulla base di quello che dicono gli analisti, non essendo magari in grado di effettuare analisi finanziarie per conto proprio. E da questo lato del mondo noi sappiamo bene che cosa succede, prima o poi, ad affidarsi soltanto agli “analisti” nell’investire, no ?
Lascia un commento per primo