Come funziona la rivalutazione delle quote di Bankitalia

banca d'italia

Il decreto sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia non è di facile comprensione, vediamo in 5 punti quali sono i grossi problemi di questo provvedimento che, di fatto, crea denaro dal nulla in favore delle banche con un trucchetto contabile (guest post)

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La questione della rivalutazione delle quote di ha sicuramente destato grosse proteste e forti pareri contrastanti.

Il Movimento 5 Stelle parla di vero e proprio esproprio, e comunque di un regalo di soldi pubblici. Secondo il mio modesto parere, è palese che questa rivalutazione sia un giro contabile fittizio, denaro creato dal nulla, con due funzioni.

1 – La prima, aumentare la capitalizzazione e gonfiare il patrimonio delle banche. Se prima avevo delle quote di Bankitalia valorizzate ad un prezzo, domani avrò le stesse quote ad un valore moltiplicato (se non ho sbagliato i conti) per 48.000 volte (avete inquadrato meglio, ora, la porcata?) senza la creazione di reale valore. Solo una rivalutazione. Quindi ora sappiamo che le banche avevano in pancia un tesoro che ovviamente oggi è oro colato mentre prima non era considerato. Non è chiaro se questo surplus potrà essere messo nel famoso Core Tier 1. Lo ritengo decisamente difficile. Certo è che le banche sembreranno più grosse e solide…senza esserlo.

2 – La seconda funzione è quella di generare per le banche e le assicurazioni stesse (Intesa San Paolo, Unicredit e Generali posseggono praticamente il 70% di Bankitalia) un utile, sempre fittizio perché non derivante dall’attività aziendale. Ma sempre utile è e quindi i possessori ci pagheranno le imposte, quelle imposte che non saranno pagate dai cittadini tramite l’IMU.

3 – Ma ecco una conseguenza che in molti non considerano, ovvero il fatto che le banche, pagando super imposte, dovranno esborsare valanghe di quattrini, magari pagando anche qualche bel super bonus al management per meriti non loro: ma la cosa grave è che questo denaro verrà tolto da quelle quote potenzialmente a disposizione per concedere prestiti all’economia reale.

4 – Si è poi parlato di indipendenza di Bankitalia. Diciamo subito che la Banca d’Italia è e resta un Istituto di diritto pubblico e i soci proprietari delle azioni non hanno alcun potere sulla governance dell’istituto e sulla gestione delle attività istituzionali della Banca. La Banca d’Italia non è mai stata statale, ma proprietà degli istituti bancari e assicurativi. Con le privatizzazioni bancarie prima e le fusioni dopo, oggi, come detto, alcuni azionisti hanno la maggioranza delle azioni. Ma chi possiede più del 3% delle azioni di Banca d’Italia dovrà vendere, perchè nessuno potrà detenerne una quota maggiore. Potranno comprare banche, assicurazioni, fondi pensione. Unica clausola: l’acquirente dovrà avere sede in Italia. Resta i nodo di come si potranno valutare queste quote.

5 – Ultima tematica, l’esproprio di denaro pubblico. Secondo lo statuto della Banca d’Italia i guadagni sono ripartiti tra i proprietari fino a un massimo del 10 % circa del capitale nominale, che oggi è di soli 156.000 euro. Briciole oggi incassate dalle banche. A questa cifra si aggiunge un altro 4% massimo, calcolato però sul totale delle riserve.
Quindi gli utili andavano a finire in gran parte a riserve e quindi, indirettamente, a sostegno del debito pubblico, e quindi (in modo lato) alla collettività più una bella fetta allo Stato. (vedi infografica).
Ora non sarà più così.
I dividendi non potranno comunque eccedere il 6% del capitale rivalutato della banca centrale, però capite che viaggiamo su ben altre cifre, le quali non andranno più a finire “allo Stato”, bensì alle banche private e agli azionisti.
E siamo sicuri che questo sia il meglio per il bene comune (soprattutto ragionando non “spot” ma a medio termine)?

PS: da qualche parte ho letto che si intaccheranno, con questa operazione, le riserve aurifere. Questo è falso. Le riserve in oro e quelle speciali (nell’ordine pari a 100 miliardi + 15 miliardi) sono il nostro “tesoretto” che resta sempre, a livello volumetrico, il terzo al mondo, dopo Stati Uniti e Germania. E’ cosi’ alto in quanto si volevano avere delle munizioni da utilizzare per difendere un’eventuale aggressione della Lira. Oggi resta un piccolo aiuto a garanzia del debito. Non verrà toccato e resterà a disposizione dello Stato. Almeno questo.

Ovvio, continuano ad esserci pareri molto discordanti anche perchè certe cose non sono ancora chiare. Però ci tenevo a farvi sapere il mio punto di vista.

 

Articolo tratto da “Intermarket&more

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