Con l’ultimo rialzo dei tassi la Federal Reserve ha mosso il primo piccolo passo verso una stretta al mercato del credito, ora stiamo attenti al NYSE
Nell’attesa di una svolta da parte della Federal Reserve, abbiamo passato anni a tenere d’occhio l’andamento dell’indebitamento marginale al New York Stock Exchange (NYSE).
Ora che la Fed ha realmente cominciato (timidamente, come era ovvio aspettarsi) a stringere la cinghia sul largo ventre del mercato del credito americano (dunque, mondiale), aspettiamo di vedere gli effetti della “dieta” da un momento all’altro:
(Doug Short)
Se la Fed rialza i tassi, lo fa con la convizione che, visto che l’economia americana non è più in una fase drammatica come nel 2008-2009, i dollari in circolazione siano troppi per non creare inflazione.
Rialzando i tassi, si rende meno conveniente l’operazione di prendere a prestito denaro per una serie di operazioni tra cui, ovviamente, l’investimento in borsa.
A questo punto, ci si aspetta una naturale riduzione dell’indebitamento marginale dei trader (il cosiddetto “effetto leva”) negli Stati Uniti. Con una riduzione dei volumi il mercato è più vulnerabile ai cosiddetti “cigni neri” che, ciclicamente, si ripropongono.
Restiamo dunque in attesa che si verifichi l’inevitabile, come ogni volta.
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