Uno studio fatto da Morgan Stanley sull’economia americana torna ad alimentare uno dei nostri grandi dubbi: e se la crisi per l’Occidente non finisse mai ?
(ripubblicazione di un articolo dell’11 marzo 2014)
Speriamo davvero che gli analisti di Morgan Stanley si sbaglino di grosso, ma la banca d’affari americana ha appena pubblicato uno studio sull’economia statunitense che fa davvero rabbrividire.
Una premessa: ogni economia ha un “tasso di crescita naturale”, che non è altro che il tasso di crescita potenziale calcolato come media degli ultimi tassi di variazione annua del PIL.
Per gli Stati Uniti, fino a pochi mesi fa, l’opinione più diffusa è sempre stata quella secondo cui il tasso potenziale di crescita annua per gli USA fosse pari al 2,5%, una misura piuttosto plausibile vedendo gli ultimi dati sul PIL americano.
Tuttavia, Morgan Stanley ha appena abbassato questa stima al 2%. Dunque abbiamo 0,5 punti percentuali in meno, “e che sarà mai ?” potrà dire qualcuno.
Vogliamo citare solo una frase del report che stiamo analizzando, siamo certi che capirete le ragioni delle nostre preoccupazioni:
“La contrazione della produttività e del tasso di partecipazione al lavoro tracciano un percorso di crescita più basso di quello al quale siamo sempre stati abituati”
Ora, un Paese come gli USA che si trova ad avere un’economia molto meno disastrata di quella di un qualunque Stato europeo in crisi (uno a caso, l’Italia) si preoccupa per il calo della produttività e del tasso di partecipazione al lavoro.
Da noi il tasso di disoccupazione comincia a scendere solo perchè cala anche quello di partecipazione al lavoro (come negli USA, in tanti rinunciano a trovare un lavoro e, dunque, non sono ufficialmente considerati come “disoccupati” dagli istituti nazionali di statistica) e, nonostante tutto, chi ci governa è ossessionato dal rifare la legge elettorale.
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