Federal Reserve: Ciò Che Si Evince Dalla “Dot-Chart”

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Per quanto giudichiamo la famosa dot-chart della Federal Reserve come uno dei peggiori indicatori dell’andamento futuro dell’economia statunitense, c’è un messaggio molto importante che arriva da questo strumento

Ian Shepherdson, analista di Pantheon Macro, fa un ragionamento molto semplice che vogliamo proporvi.

Due fatti:

1) Nell’ultimo meeting, la Federal Reserve non ha toccato i tassi al rialzo, pubblicando la seguente dot-chart:

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2) Gli ultimi dati sull’inflazione e sull’occupazione parlano chiaro: a gennaio il tasso di inflazione core è stato pari all’1,7% (vicini al 2% medio a cui punta la Fed) con un tasso di disoccupazione al 4,9%

3) La Federal Reserve ha tagliato le proprie previsioni sull’andamento dell’inflazione, senza dare una ragione precisa

Volendo quindi interpretare alla lettera il doppio mandato della Federal Reserve, i tassi sarebbero dovuti salire. Ma dato che sappiamo tutti che la Fed ha un terzo mandato che non ammetterà mai e poi mai (quello di sostenere i mercati), il rialzo dei tassi non c’è stato (gli utili delle società quotate a Wall Street stanno ancora scendendo).

Dunque che cosa deduce Shepherdson facendo 1 + 2 + 3 ?

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L’idea è semplice: non c’è motivo per tagliare le attese sull’inflazione per il futuro, se non quello di giustificare un rallentamento nel rialzo dei tassi.

L’analista, dunque, sospetta che la Fed stia cercando una scusa disperata per giustificare la propria cautela, anche di fronte a dati macro decisamente convincenti.

Cosa non si fa pur di non ammettere l’importanza del “terzo mandato”.

 

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