Il FMI vede un problema nel sistema fiscale italiano: troppe tasse ? Niente affatto, il problema principale sarebbe l’effetto distorsivo creato dalle detrazioni troppo elevate
Gli economisti Kenneth Kang, Justin Tyson e Luc Eyraud si dicono certi: in Italia serve una riforma del sistema fiscale e, in particolare, occorre rivoluzionare il sistema di detrazioni considerate “troppo elevate” per il nostro Paese.
A parte la naturale polemica che si può fare a riguardo (il vero problema del nostro sistema fiscale è realmente il livello troppo elevato delle detrazioni ? Abbiamo più di qualche dubbio a riguardo), vediamo insieme cosa dicono i tre economisti sull’Italia:
“Nel sistema fiscale italiano sono in corso cambiamenti importanti. Il Parlamento sta esaminando la Delega Fiscale, un disegno di legge decisivo, diretto a migliorare la struttura e la gestione del sistema fiscale senza diminuire le entrate. La legge di stabilità ha ripreso alcune modeste proposte per ridurre le elevate imposte sui redditi da lavoro. Queste modifiche, insieme ai punti di forza già esistenti nel sistema, come l’efficiente amministrazione fiscale, forniscono un’opportunità per ridisegnare nel corso del prossimo anno la politica fiscale in maniera che sia più equa e più favorevole alla crescita.
Sono tre, e interconnesse, le sfide che il sistema fiscale deve affrontare. La prima è rappresentata dalla necessità di generare entrate sufficienti a ridurre il debito pubblico. La seconda consiste nel favorire la crescita senza ostacolare, per quanto possibile, le decisioni economiche (efficienza), contenendo al tempo stesso i costi di gestione per contribuenti e autorità (semplificazione). Infine, i cittadini devono essere convinti che il sistema sia equo e che le risorse vengano usate con la massima efficacia possibile al fine di raggiungere gli obiettivi concordati.
Dato l’alto livello complessivo della pressione fiscale, le riforme devono innanzitutto puntare a un riequilibrio nella composizione delle imposte, con effetto neutro sul gettito, al fine di sostenere la crescita e distribuire il carico in modo più equo. Come raggiungere questo obiettivo?
È opinione di molti che le elevate imposte sui redditi da lavoro e sui capitali stiano limitando la crescita degli investimenti e dell’occupazione. Nonostante gli interventi degli ultimi anni per tentare di ridurre le imposte dirette, il cuneo fiscale italiano è ancora pari al 48 percento del totale del costo lavoro, contro una media del 36 percento (tabella allegata) degli altri paesi Ocse.
Invece di ampi tagli alle imposte, proponiamo interventi mirati che possano essere più efficaci nel favorire nuove assunzioni e investimenti, a un costo inferiore per il bilancio. Ad esempio, sgravi previdenziali diretti a favorire l’assunzione di donne, giovani e di cittadini a basso reddito potrebbero avere risultati molto positivi sull’occupazione. Siamo anche d’accordo con la proposta di favorire la patrimonializzazione delle imprese (tramite l’Ace – Aiuto alla Crescita Economica) aumentandone il rendimento nozionale deducibile; questo potrebbe favorire gli investimenti, incoraggiare le imprese a passare dall’indebitamento al finanziamento con capitale proprio, e costituire un complemento a eventuali riduzioni dell’imposta sul reddito delle imprese”.
Qualcosa ci convince, qualcosa invece non ci convince affatto. Fa abbastanza strano, infatti, sentire il FMI parlare di una tassazione sul lavoro troppo elevata, quando è noto la posizione pro-austerity da sempre storicamente attribuita al Fondo Monetario Internazionale (nonostante Christine Lagarde abbia, almeno ufficialmente, fatto recentemente marcia indietro sulla questione come avevamo visto qui).
Comunque, probabilmente quello che il FMI dice sulle detrazioni è meno strampalato di quanto possa sembrare, nel caso siate interessanti vi lasciamo i link ai due documenti che abbiamo citato sul nostro sistema fiscale:
- Reforming Capital Taxation in Italy
- Reforming Tax Expenditures in Italy: What, Why and How ?
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