Come nel 1999 e nel 2007, gli analisti di Goldman Sachs ci sono cascati ancora una volta: “Wall Street non crollerà”, e intanto i clienti della banca comprano azioni
Immaginate di vivere in una città dove c’è un piccolo negozio di tappeti antichi.
Il rivenditore onesto invita i collezionisti d’arte a comprare tappeti in vista di una crescita del valore di questi ultimi in futuro. In previsione di una crisi del mercato, il rivenditore non espone in vetrina un grafico nel quale dice che i prezzi dei suoi tappeti – nonostante tanti esperti indipendenti parlino di una crisi imminente nel settore – continuerà a salire.
Immaginate che questo negozio si chiami Goldman Sachs e che non venda esattamente tappeti antichi ma azioni quotate in borsa tramite il suo ramo di brokering.
Ecco che cosa ha esposto GS sulla propria vetrina alcuni giorni fa:
Facciamo un salto indietro nel tempo, ci scuserete ma facciamo davvero fatica a dimenticare truffe del genere.
Marzo 2008: l’S&P 500, già in fase di correzione per lo scoppio della bolla sub-prime ma ancora lontano dall’epico fallimento di Lehman Brothers, si trova intorno a quota 1.300 punti.
Tutti i principali analisti di mercato sono unanimi su quanto avverrà: la borsa tornerà a crescere molto presto.
Alcuni, tra cui GS, adottano una tattica diversa: non si dice che la situazione peggiorerà o che migliorerà, ma si punta ad un generico “periodo di stabilità”. Goldman Sachs sta facendo nel 2015 la stessa cosa che ha fatto nel 2008: dire alla gente che a fine anno la situazione non sarà né migliore né peggiore di quella corrente.
Ed ecco la prova di quanto affermiamo:
Visto che l’S&P 500 arrivò a toccare pochi mesi più tardi i 660 punti, possiamo dire con una buona certezza che chiunque ascoltò questi grandi analisti si trovò a perdere in media oltre la metà dei propri risparmi.
E adesso GS e gli altri cercano di rivenderci la stessa storiella, come se fossimo tutti fessi. Errore o malafede poco conta, cerchiamo di imparare qualcosa dal passato.
Vedendo la situazione attuale del mercato, vediamo che la metà dei settori quotati all’S&P 500 sta registrando una “death cross” (la media mobile a 50 giorni è scesa al di sotto di quella a 200 giorni), segnale che si sta entrando in una fase di debolezza:
Le inversioni del 2000 e del 2008 furono senz’altro più rapide, ma il fatto che il mercato debba correggere al ribasso è per noi fuori discussione.
Per vedere la nostra analisi sull’indice S&P 500, vi rimandiamo a questo post.
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