Mentre i soldati russi tengono in ostaggio quelli ucraini, la condanna dei mercati a Mosca non tarda a farsi sentire: in poche ore la borsa russa ha perso qualcosa come il 10% del suo valore
(ripubblicazione di un articolo pubblicato il 3 marzo 2014)
Puoi non piegarti ai moniti dei grandi capi di Stato, puoi ignorare le preoccupazioni di tanti organismi sovranazionali e puoi perfino fregartene delle possibili reazioni della comunità internazionale: in guerra esistono poche regole e, dai libri di Storia, sappiamo che spesso anche quelle poche esistenti sono state calpestate più e più volte.
Ma ce n’è una che, da quando i primi uomini hanno cominciato a farsi la guerra a vicenda, non può essere infranta: per entrare in guerra servono risorse.
Le risorse non sono più archi e frecce come migliaia di anni fa, ma grosse armi ingrombranti che, normalmente, hanno un gran brutto difetto: costano.
E se è necessario parlare di soldi ogni volta in cui si affronta il tema della guerra (perchè, diciamocelo, spesso il denaro è il mezzo ed il fine principale di un conflitto armato), allora la logica e la Storia ci dicono che Putin non potrà ignorare i mercati nella sua operazione militare in Ucraina.
Dopo che il Presidentissimo Russo ha ottenuto il benestare del Parlamento per l’invasione in Ucraina, i mercati stanno lettaralmente prendendo a bastonate Mosca:
La borsa in Russia sta crollando di qualcosa come il 10% e, prevedendo un momento difficile sui mercati finanziari, la banca centrale russa ha alzato i tassi dal 5,5% al 7%.
Basterà questo ad impedire il crollo del Rublo ? Per ora stiamo assistendo ad una vera e propria carneficina per Mosca.
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