L’economista Tito Boeri non ha dubbi: la rivalutazione delle quote di Bankitalia è un grosso valore di valutazione che, prima o poi, pagheremo tutti molto caro (guest post)
“Non ci saranno problemi di governance in Banca d’Italia, del resto non è mai stato così in passato e non credo che questo sia un problema attuale. Ma una cosa è preoccupante: per esigenze di fare cassa, si rischia che questa operazione sia molto costosa per il contribuente”. Tito Boeri, economista italiano e consulente per anni dell’Fmi, della Banca mondiale, della Commissione europea e del governo italiano conferma le perplessità sul decreto Imu-Bankitalia che aveva manifestato fin dalla gestazione dell’operazione, lo scorso autunno. Rispondendo a Londra a una domanda de ilfattoquotidiano.it, Boeri commenta il via libera della settimana scorsa alla Camera al provvedimento che tramite la rivalutazione delle quote di via Nazionale regalerà alle banche – a partire da Intesa SanPaolo e Unicredit – fino a 4 miliardi di euro.
“Avremo delle valutazioni troppo generose e ce ne accorgeremo nel momento del buy back (l’operazione di acquisto di azioni proprie che Bankitalia farà ricomprando le quote degli azionisti sopra il nuovo tetto del 3% come Intesa SanPaolo e Unicredit, ndr), quando dovremo comprare le quote a questi valori”, spiega l’economista. “Ci troveremo così di fronte a un problema di spesa. Il problema poteva essere risolto con più calma e con maggiore tempo a disposizione. Così ora stiamo esponendo il contribuente a rischi che potranno essere elevati. Siamo di fronte a un problema di costi e il tutto dovrà essere monitorato dagli osservatori pubblici”.
Il fondatore de lavoce.info è a Londra per parlare, insieme al finanziere renziano Davide Serra, con gli studenti della London School of Economics. Quello che riguarda la Banca d’Italia “è un problema di costi e di spesa per il contribuente”, rimarca Boeri. Costi che in Italia, ricorda l’economista, lievitano sempre. “Bisogna tagliare la spesa pubblica, anche questo è un peso per il contribuente. Perché, per esempio, l’ambasciatore italiano qui a Londra prende tre volte quello che guadagna l’ambasciatore tedesco sempre nella capitale?”. Ora, però, nella vicenda Bankitalia, il problema pare essere soprattutto quello di “una scelta affrettata” che rischia di essere “molto costosa”.
Boeri si rivolge anche al segretario del Pd. “L’agenda di Matteo Renzi non è ancora chiara”, dice l’economista riferendosi al programma del sindaco di Firenze e al suo appello agli “osservatori che devono vigilare” in un Paese che è “il sick man d’Europa” (l’uomo malato, ndr) arriva proprio mentre, allo stesso tavolo, il finanziere Davide Serra, amico e supporter di Renzi, si interroga sulla reale funzione delle banche. “Il loro lavoro è prestare soldi, ma negli ultimi cinque o sei anni gli istituti di credito hanno solamente perso dei soldi. Così, ora, non c’è più denaro per finanziare”, dice Serra. “Ma, del resto, fare business in Italia è un incubo” e “l’Italia dei board bancari talmente ‘anziani’ che non rientrerebbero in alcuno standard internazionale” deve forse tornare all’economia reale per rinascere.
Articolo scritto da Daniele Guido Gessa per “Il Fatto Quotidiano“
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