Mentre rimaniamo timidamente ottimisti per il quarto trimestre, i dati ufficiali sul terzo trimestre per il PIL Italiano deludono nettamente le attese
I motivi per cui manteniamo il nostro ottimismo ve li abbiamo già mostrati, ma per il terzo trimestre non c’erano proprio ragioni per aspettarsi qualcosa di buono, e così è stato infatti.
Ci si aspettava un rallentamento del PIL trimestrale dello 0,2%, mentre il calo è stato pari a -0,3%:
Nel 2013 si nota comunque la progressione positiva, ma per il quarto trimestre immaginiamo una crescita nulla o dello 0,1%, niente di più. È per questo che il nostro ottimismo è molto cauto.
Il dato annuale parla di un inquietante -2,1% rispetto a 12 mesi fa:
Ecco come l’Istat commenta i dati:
Nel secondo trimestre del 2013 il prodotto interno lordo (PIL), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2005, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e del 2,1% nei confronti del secondo trimestre del 2012.
La stima preliminare diffusa il 6 agosto 2013 scorso aveva rilevato una diminuzione congiunturale dello 0,2% e una diminuzione tendenziale del 2,0%.
Il secondo trimestre del 2013 ha avuto una giornata lavorativa in meno del trimestre precedente e lo stesso numero di giornate lavorative rispetto al secondo trimestre del 2012.
La variazione acquisita per il 2013 è pari a -1,8%.
Rispetto al trimestre precendente, i principali aggregati della domanda interna (consumi finali nazionali e investimenti fissi lordi) sono diminuiti entrambi dello 0,3%, mentre le esportazioni sono aumentate dell’1,2%. Le importazioni hanno registrato una flessione dello 0,3%.
La domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto 0,3 punti percentuali alla crescita del PIL. Il contributo dei consumi delle famiglie è stato di -0,3 punti percentuali, mentre quello degli investimenti fissi lordi e della spesa della Pubblica Amministrazione è stato nullo. La variazione delle scorte ha contribuito negativamente per 0,4 punti percentuali alla variazione del PIL, mentre l’apporto della domanda estera netta è stato positivo per 0,4 punti percentuali.
Il valore aggiunto ha registrato variazioni congiunturali negative del 2,2% nell’agricoltura, dello 0,9% nelle costruzioni, dello 0,3% nei servizi e dello 0,1% nell’industria in senso stretto. In termini tendenziali, è diminuito del 6,9% nelle costruzioni, del 2,6% nell’agricoltura, del 2,5% nell’industria in senso stretto e dell’1,2% nei servizi.
A noi sembra sempre un bollettino di guerra, solo meno sanguinolento di 4-5 mesi fa (il sangue sta finendo ?)
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