Italia: La Deflazione Può Arrivare Da Un Momento All’Altro

José Manuel Barroso, EC president

I calcoli di questi mesi ci dicono che per il nostro Paese la deflazione potrebbe arrivare in uno qualsiasi dei prossimi report dell’Istat, intanto Renzi promette una “rivoluzione keynesiana”

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(ripubblicazione articolo del 4 giugno 2014)

Per mesi su Sokratis vi abbiamo mostrato il grafico dell’andamento dell’inflazione in Italia prevedendo l’arrivo della deflazione, ora siamo arrivati ad un bivio:

inflazione italia maggio 2014

I dati sono lì sotto il naso di tutti, la linea di tendenza indica che, ormai, l’Italia è diretta verso la deflazione.
Immaginiamo per un attimo che i parametri usati dall’Istat per calcolare il tasso di inflazione siano perfetti (cosa che, ahi noi, non corrisponde comunque alla realtà), che cosa ci dice questo grafico ?

Ci dice due cose:

1) il calo dell’inflazione è rallentato da metà 2013 rispetto al 2012 (chissà quando rivedremo un’inflazione sopra il 3%)
2) gli ultimissimi dati dell’inflazione sono ben al di sopra della linea di tendenza generale, il che può (???) segnalare una ripresa dei prezzi in atto

Ma che cosa può aver frenato il calo dell’inflazione in questo modo nell’ultimo periodo ? Sicuramente le tasse sui consumi (una su tutte l’IVA) e il rallentamento del crollo dei consumi degli italiani (che non è purtroppo una grande notizia, significa solo che ormai siamo arrivati all’osso e la cintura non si può stringere più di così).

Detto questo, abbiamo davanti a noi almeno due elementi che possono far ripartire i consumi, che sono, in ordine d’importanza:

1) Un’iniezione di liquidità da parte della BCE: il sogno di tanti adesso è che la BCE si decida a varare un altro piano LTRO per le banche, vincolando la concessione di liquidità alla stipulazione di contratti di credito verso le aziende. Dare soldi alle aziende può far ripartire i consumi, e, dunque, i prezzi

2) Renzi ha promesso una “rivoluzione keynesiana”: l’Italia non ha una banca centrale che possa stampare moneta, dunque la spinta al settore privato della nostra economia verrebbe, reinterpretando un po’ a piacere quello che la scuola economica keynesiana sostiene, da un taglio delle tasse e da un aumento della spesa pubblica, una combinazione che farebbe ripartire i consumi.
Che l’Italia aumenterà la spesa pubblica anche questa volta con il Governo Renzi, è una cosa che non ci stupisce affatto (il trucchetto di conteggiare droga e prostituzione nel PIL è fatto apposta per gonfiare il nostro prodotto interno lordo e, dunque, per far crescere quel 3% di deficit che Bruxelles concede all’Italia), che Renzi però conti anche di tagliare le tasse, ecco, ci puzza di bruciato.
Coraggio, avete 10 secondi per nominare un governo italiano che abbia effettivamente ridotto la pressione fiscale:
10…9…8…7…6…5…4…3…2…1
Già, non viene in mente nemmeno a noi.

 

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