Due cose per nulla incompatibili, ma attenzione a non cadere nella pericolosa spirale della deflazione
L’Italia e altri paesi europei sono alle prese con questo dilemma che sembra d’impossibile soluzione. La speranza che bastasse mettere in ordine i conti pubblici per vedere la ripresa economica è morta subito, perché essa abitava solo nella mente di qualche spietato liberista. In effetti i tagli di spesa pubblica hanno generato in tutta l’Europa un clima di deflazione, con il risultato che il reddito è sceso anche in termini di valore.
In Italia il Pil è calato dello 0,6 per cento in valore nel 2013, cosa che ha contribuito alla crescita del rapporto Debito/Pil, a significare che le politiche di sola austerità non servono neppure agli scopi per cui esse sono state concepite. Anche una casalinga alle prese con il proprio bilancio familiare capirebbe che la sola austerità non può servire a molto se sia lei che suo marito sono disoccupati.
Allora la strada da percorrere è quella delle modifiche nella composizione della spesa e delle entrate pubbliche. Un po’ quello che ha già fatto Renzi con il bonus di 80 euro in busta paga. Questo bonus è stato finanziato anche con nuove entrate fiscali, tanto che qualcuno sostiene che il suo effetto sui consumi sarà nullo perché le famiglie riceveranno qualche soldo in più ma pagheranno anche qualche tassa in più. Ma se si aumentano le tasse su chi ha redditi elevati e si danno soldi a chi ha redditi bassi, aumenta la spesa per consumi, perché i bassi redditi spenderanno tutte le nuove risorse mentre gli alti redditi avrebbero risparmiato parte del reddito assorbito dalle nuove tasse.
Una buona idea è quella di abbassare il carico fiscale e alleggerire la stretta dopo un triennio di risanamento a tappe forzate. Una copertura piena dello sgravio rischia di avere nel breve periodo un impatto negativo sulla domanda. Meglio allora allentare la morsa, e cercare di posticipare i target del fiscal compact. Se quest’anno tocchiamo il 3% di deficit, ma manteniamo il target del pareggio di bilancio dopo due anni e l’obiettivo di discesa del debito, forse non sarà stata una buona idea. Crescere in un paese che vede mediamente, ogni giorno chiudere 34 aziende (in aumento del 2,3% sull’anno precedente e addirittura del 32% in più rispetto al 2009) è qualcosa di epico ma non del tutto impossibile. Le vie per aumentare la crescita economica a parità di disavanzo pubblico non sono infinite, ma quelle che esistono vanno imboccate rapidamente.
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