Non potevamo certo credere che il rendimento dei titoli di Stato italiani potesse continuare a scendere per sempre, ma certo non ci aspettavamo una correzione proprio in concomitanza con l’avvio del QE europeo
(ripubblicazione articolo del 7 maggio 2015)
Stiamo tenendo d’occhio, come promesso, l’andamento del BTP italiano. Quello che appare chiaro è che tutti i titoli di Stato dell’Eurozona stanno subendo questo calo dei prezzi (ovvero rialzo dei rendimenti), e che ciò è particolarmente evidente soprattutto nel caso italiano:
Abbiamo evidenziato le ultime tre correzioni rilevanti viste nel BTP italiano a dieci anni.
In viola vedete la mitica correzione avvenuta durante il super governo tecnico Monti, quando il mercato si è accorto che l’Italia è un paese irriformabile. Per la cronaca, i rendimenti sono tornati a scendere durante il famoso “whatever it takes” di Draghi pronunciato a luglio 2012.
In rosso, invece, abbiamo la fase di non-governo del nostro paese. Ricorderete che, nel 2013, le elezioni politiche nazionali hanno posto l’allora segretario del PD, Bersani, nella situazione di trovare un accordo per formare un governo di larghe intese. Tra insulti in streaming pentastellati e richieste eccessive avanzate dal centro-destra, fu Enrico Letta a prendere il posto di Bersani, formando un governo di larghe intese tra centro-sinistra e centro-destra. Mentre la lenta politica italiana faceva il suo corso, i rendimenti dei BTP italiani sono saliti abbastanza velocemente.
In arancio, infine, avete la correzione nella quale ci troviamo adesso. E badate bene, questa correzione è molto diversa da quelle precedenti. Non è come quella rossa, in quanto il governo c’è e pare essere anche piuttosto forte, e non è come quella viola, in quanto la BCE sta già facendo il massimo con il proprio QE.
Al momento, l’unica notizia che potrebbe raffreddare questa salita dei rendimenti pare essere quella (per ora poco probabile) di un accordo convincente tra Atene e Bruxelles. In alternativa, la BCE potrebbe decidere di acquistare titoli pubblici direttamente sul mercato primario scavalcando il problema della scarsa offerta di bond acquistabili che, presto o tardi, si verificherà. Ma a quel punto saremmo nell’iperbolla speculativa, e crediamo che la Germania non sia “tanto favorevole” a questa possibilità.
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