Fermi, immobili, se la produzione industriale si muove è solo per crollare: ma che ripresa immagina Saccomanni ?

Chiunque abbia studiato un po’ di Economia nel corso della propria vita conosce un concetto fondamentale: l’economia tende sempre a raggiungere il suo equilibrio di lungo periodo.

Immaginate un periodo di shock di domanda interna (la nostra bella cura di austerity di cui Mario Monti va tanto fiero), la reazione dell’economia sarà una contrazione che si bloccherà soltanto quando l’economia avrà raggiunto il suo punto stabile di equilibrio nel medio-lungo periodo.

La strada verso l’equilibrio non è però lineare, è fatta di rialzi, ribassi, rialzi inattesi e ribassi inattesi, tutto questo è abbastanza evidente analizzando l’andamento della produzione industriale negli ultimi tempi:

Le variazioni si fanno sempre più piccole, potremmo parlare di un vero e proprio “effetto pendolo”:

Quando il pendolo viene colpito, questo comincia ad oscillare intorno al suo punto di equilibrio.
Allo stesso modo, la nostra economia è stata “toccata” dall’austerity come il pendolo è stato colpito.
A questo punto possiamo chiederci, quando mai arriveremo nell’equilibrio ?

E qui c’è un problema che nel moto del pendolo non c’è: il nostro punto di equilibrio continua a variare come conseguenza dell’apparentemente infinita striscia di fallimenti delle imprese.
Il risultato sulla produzione industriale è evidente:

La contrazione procede “a gradini”, come se ad ogni trimestre il livello di equilibrio al quale la nostra economia tende si riducesse.
Definendo la produzione industriale di Gennaio 2010 uguale a “100”, per ora l’equilibrio si trova a quota “96” (3 mesi fa era a 97, 6 mesi fa a 98).

Fino a quando non avremo almeno due trimestri di miglioramento in questi grafici noi ci rifiuteremo categoricamente di parlare di ripresa.