Facendo qualche rilevazione, si scopre che la crisi economica in Italia è stata pagata soprattutto da chi si trova in età compresa fra i 30 ed i 39 anni: il reddito dei trentenni è davvero crollato (tratto da “lavoce.info”)
Gli ultimi dati Istat (settembre 2013) ci dicono che il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto il 40,4 per cento certificando ancora una volta la drammaticità della condizione dei giovani nel mercato del lavoro italiano. Si sente spesso ripetere che questa è la prima generazione di figli che starà peggio dei propri padri ma è poi difficile supportare tali affermazioni con dati puntuali. In linea di principio si dovrebbe osservare l’intera sequenza dei redditi percepiti dalla persone nel corso della propria vita ma dati di questa natura che contengano informazioni su individui di diverse generazioni, quindi nati in anni molto distanti tra loro, sono estremamente difficili da raccogliere.
Sappiamo però che le condizioni di ingresso nel mercato del lavoro hanno una forte influenza sul futuro percorso di carriera. Chi entra sul mercato con salari bassi farà molta fatica a rimontare. Per questo motivo i dati riportati nel grafico qui sopra sono particolarmente interessanti perché mostrano il reddito medio dei trentenni (1) rispetto alla media dell’intera popolazione in anni diversi. Chi è nato nel 1947, e quindi ha trent’anni nel 1977, guadagnava circa il 10 per cento in più del salario medio dell’intera popolazione. Questo premio si assottiglia notevolmente già per i trentenni nel 1984, i quali guadagnavano poco meno del 3 per cento in più della media, e si azzera quasi completamente per i trentenni nel 1991. Dopodiché crolla. Chi nasce nel 1980 arriva ai trenta anni guadagnando il 12 per cento in meno del reddito medio dell’intera popolazione. E, fortunatamente, non abbiamo ancora a disposizione dati più recenti…
Fonte: Banca d’Italia. Elaborazione dati a cura di Filippo Teoldi
(1) Per trentenni si intendono persone di età compresa tra i 30 e i 39 anni. Non è certamente la definizione più adeguata di “giovani” ma purtroppo i dati non consentono di confrontare in modo omogeneo gruppi di età differenti su un periodo di tempo sufficientemente lungo
Articolo tratto da “lavoce.info”
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