La crisi continua a mordere, ma l’austerity a Montecitorio non è ancora arrivata; i tagli di cui parla la stampa (circa 50 milioni di euro) non si avvicinano nemmeno a quelli reali (4 milioni), vergognoso (guest post)
L’ufficio di Presidenza della Camera ha appena deliberato il consuntivo del 2013. Ci sono stati dei piccoli passi avanti. Contrariamente a quanto avevo scritto nell’ottobre del 2012, le spese per il cerimoniale sono diminuite di 300 mila euro nel 2013, da 570 mila a 280 mila euro: errore mio. Altre voci di spesa sono diminuite. Recentemente, come è noto, è stato imposto un tetto di 240 mila euro sugli stipendi dei dipendenti, a cui però può aggiungersi una indennità di posizione da determinarsi. Il risparmio da questa misura non è noto.
Ma secondo i calcoli che presento in questo articolo (con maggiori dettagli nell’ebook che può essere scaricato qui) , il peso effettivo della Camera sul contribuente è diminuito nel 2013 in modo permanente di soli 4 milioni, circa lo 0,5 percento (1). Niente, di fronte alla scandalosa situazione di partenza. Quando serve l’accetta, usare il cesello può essere pericoloso, perché può generare l’illusione che si stia risolvendo il problema.
IL COSTO NETTO DELLA CAMERA
L’anno scorso, in sede di bilancio di previsione per il 2013, la Camera dei deputati annunciò con una grande operazione di marketing che aveva ridotto la richiesta per la dotazione che riceve ogni anno dallo Stato di 50 milioni di euro. L’interpretazione ovvia e naturale di questa affermazione è che dal 2013 la Camera avrebbe pesato sul contribuente 50 milioni meno che nel 2012. Ma non è così, nemmeno lontanamente.
Per dimostrarlo, è necessario calcolare esattamente il costo netto della Camera per il contribuente. Questo costo non è la dotazione che lo Stato trasferisce alla Camera ogni anno, per tre motivi:
(i) La Camera usa la dotazione per pagare le indennità e gli stipendi lordi. Ciò che conta dal punto di vista del contribuente sono però le indennità ai deputati e gli stipendi ai dipendenti netti da tasse.
(ii) La Camera ha altre, seppur piccole, entrate, quali gli interessi attivi, le entrate dalla vendita di atti e pubblicazioni, da servizi di ristorazione etc.
(iii) Infine, la Camera può decidere di “restituire” allo Stato delle somme, cioè parte della dotazione.
Tutte queste tre voci – tasse, altre entrate non da trasferimenti statali, e somme restituite allo stato – devono essere sottratte dalla spesa totale. La cifra così ottenuta può esser chiamata il costo netto della Camera. Questa cifra rappresenta quanto pesa la Camera sul contribuente.
IL COSTO NETTO È DIMINUITO?
La riga 1 della Tabella 1 riporta il costo netto della Camera effettivamente pagato nel 2012 (colonna a) e nel 2013 (colonna b), e la differenza (colonna c). Secondo questo dato, il costo netto nel 2013 è diminuito di 67 milioni, ancor più dei 50 milioni di cui si è ridotta la dotazione statale. Un risultato apparentemente eccezionale, una riduzione di quasi il 10 percento del costo netto in un anno.
Tabella 1: Il costo netto della Camera, 2012 e 2013
Fonti: Consuntivo della Camera 2012 e 2013
La stragrande maggioranza di questo miglioramento è tuttavia apparente, per due motivi. Ci sono due modi universalmente utilizzati per abbellire i conti di un’ azienda: ridurre i contributi netti ai fondi di riserva, per esempio al fondo per i crediti in sofferenza in una banca; e rimandare i pagamenti agli esercizi futuri. Il primo metodo è anche noto come “raiding the fund”, cioè usare i fondi di riserva come bancomat temporaneo per tappare le falle; il secondo genera residui passivi, cioè somme che ci si è impegnati a pagare ma che non vengono effettivamente pagate nell’esercizio in corso.
I 67 milioni di riduzione del costo netto nella riga 1 sono frutto di entrambi questi escamotage.
IL PRIMO ESCAMOTAGE…..
Il primo escamotage riguarda un fondo molto poco noto, il Fondo di solidarietà fra gli onorevoli deputati, di cui troverete pochissime notizie su internet. Questo fondo è destinato a pagare parti delle pensioni e dell’assistenza ai deputati e ai loro superstiti. Il fondo è alimentato da contributi versati dai deputati, circa 15 milioni l’anno nel 2012 e nel 2013. Nel 2013, come già avevo denunciato nell’ottobre 2012, si è deciso di “ritirare” 40 milioni da questo fondo per finanziare le spese della Camera. Questo è equivalente a ridurre i contributi netti al fondo, in questo caso da 15 milioni a -25 milioni. Un classico caso di raiding the fund.
Con un raid di 40 milioni all’ anno, il Fondo sarà esaurito nel 2016, secondo lo stesso consuntivo della Camera (p. 6). A quel punto, il contribuente sarà chiamato a pagare di nuovo. In altre parole, il raid è solo un costo differito per il contribuente (pe runa dioscussione più approfondita, si veda l’ ebook). Quello che sappiamo con certezza è che a fronte di questo raid temporaneo non vi sono misure strutturali di riduzione della spesa. Se dunque non si tiene conto degli effetti di questo raid, il costo netto totale pagato diminuisce nel 2013 di 27 milioni invece che di 67 milioni (riga 2). Molto meno, ma sempre un risultato rispettabile.
….. E IL SECONDO ESCAMOTAGE
Ma anche questi 27 milioni di riduzione sono in gran parte apparenti. La ragione è che sono in gran parte frutto del secondo escamotage tipico, l’aumento dei residui passivi. Come abbiamo visto, questo consiste nel ridurre i pagamenti ma non gli impegni, cioè nell’aumentare i residui, ammontare che ci si è impegnati a pagare ma il cui esborso effettivo viene rimandato agli anni successivi.
Ma quello che è rilevante per il contribuente sono gli impegni (a meno che non si abbia intenzione di cancellarli, ovviamente): che essi siano pagati entro il 31 dicembre del 2013, o il 1 gennaio del 2014 per abbellire i conti del 2013, non fa nessuna differenza per il contribuente.
Un aumento sostanziale dei residui passivi è esattamente ciò che è avvenuto: come mostra la riga 3, essi sono aumentati di ben 17 milioni. Il risultato finale è che gli impegni di spesa che formano il costo netto sono diminuiti di soli 10 milioni (riga 4) , circa un settimo dei 67 milioni da cui siamo partiti.
RISULTATO: IL COSTO NETTO E’ SCESO IN MODO PERMANENTE DI POCHI MILIONI…..
Ma anche questa riduzione di 10 milioni è una sovrastima della riduzione permanente effettiva. Essa è il risultato di due eventi fortuiti che non dipendono dalle azioni della Camera. Primo, le elezioni del 2013, che hanno chiuso la Camera per qualche tempo e hanno causato una riduzione della spesa per collaboratori esterni di circa 4 milioni. Secondo, il raddoppio degli interessi attivi da 2 a 4 milioni.
Se si tolgono questi due eventi fortuiti, il costo netto della Camera si è ridotto nel 2012 di 4 milioni, al netto del trasferimento dal Fondo di Solidarietà. Una riduzione dello 0,5 percento. Decisamente poco, o niente, a fronte della scandalosa situazione iniziale.
….. MENTRE LA SPESA PER I DEPUTATI E’ AUMENTATA DI 10 MILIONI
Che non vi sia stata alcuna misura strutturale di riduzione della spesa è evidente dalla voce più politicamente e mediaticamente visibile e dibattuta dell’ intero bilancio della Camera: la spesa per i deputati (indennità e pensioni). Come mostra la Tabella 2, i pagamenti per indennità sono aumentati di 2 milioni nel 2013; vi è stata una diminuzione di 9 milioni nei pagamenti per pensioni (riga 2). Ma anche questa riduzione è illusoria. Essa è dovuta a un fortissimo aumento dei residui, di ben 16 milioni (riga 4), dovuti a un aspetto tecnico (discusso nel’ ebook). Il risultato è nelle righe 5 e 6: gli impegni di spesa su questa voce sono aumentati complessivamente di 10 milioni (3 per le indennità e 7 per le pensioni).
Come si può parlare di riduzione strutturale della spesa della Camera quando la voce più importante è aumentata di ben 10 milioni?
Tabella 2: Spesa per deputati, 2012 e 2013
Dati in milioni di euro. Fonti: Consuntivo della Camera 2012 e 2013.
Articolo tratto da “lavoce.info“
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