Le Politiche Economiche per una Società che Cresce e Cambia

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di Francesco Furno

 

Mentre il mondo sviluppato invecchia e la sua crescita economica rallenta, il settimanale “The Economist” intitola l’ultimo numero “A billion shades of grey” – un miliardo di sfumature di grigio. Il numero di anziani sul pianeta raggiungerà presto il miliardo e questo fenomeno avrà forti ripercussioni sull’economia globale. La divisione demografica dell’ONU stima infatti che entro il 2035 il numero di abitanti della terra di età superiore a 65 anni raggiungerà il miliardo, contro i 600 milioni odierni.
Tradizionalmente, i non addetti ai lavori si limitano a conoscere la dimensione di una popolazione: in Italia vivono circa 60 milioni di persone, negli Stati Uniti d’America circa 315 milioni, in Cina 1 miliardo e 300 milioni e così via.

Economisti e politici stanno però espandendo le loro conoscenze demografiche: oltre alla dimensione, la struttura di una popolazione sta assumendo crescente rilevanza nei dibattiti e nelle scelte di politica economica. Per capire perché, immaginate due popolazioni della stessa dimensione: la prima è costituita per il 50% da bambini e per il restante 50% da adulti in età lavorativa, mentre la seconda per il 30% da bambini, per il 40% da adulti e per il restante 30% da anziani. Non è difficile cogliere le implicazioni economiche di tali differenze: nella prima popolazione ogni adulto mantiene un bambino e, in futuro, ogni attuale bambino manterrà un anziano, mentre nella seconda gli attuali adulti devono provvedere ai bisogni di bambini e anziani e, presto, un terzo della popolazione, ovvero gli attuali bambini, dovrà provvedere al mantenimento dei restanti due terzi. Insomma, l’assetto demografico conta.

Il primo trend demografico in corso oggi concerne l’aumento della popolazione globale: il numero di abitanti della terra è in aumento. L’ONU conta 7 miliardi di abitanti nel 2013 e ne stima più di 9 miliardi e mezzo nel 2050. Il secondo trend demografico è rappresentato da una diminuzione del tasso di fertilità e da un aumento dell’aspettativa di vita nei paesi sviluppati: in futuro ci saranno relativamente meno giovani e più anziani. Persino Cina e India sono già soggetti a questo cambiamento. Le eccezioni sono rappresentate da paesi dell’Africa sub-sahariana e del Sud Asia: i tassi di natalità sono ancora alti e l’aspettattiva di vita è inferiore a quella dei paesi sviluppati. Nell’Africa sub-sahariana nascono 5,4 figli per donna e si ci aspetta di vivere 56 anni, mentre in Europa nascono solo 1,5 figli per donna (ben al di sotto del tasso di sostituzione che permette ad una popolazione di rimanere stabile) e l’aspettativa di vita è di 75 anni. In Italia, in media, ogni donna dà alla luce 1,4 figli ognuno dei quali vivrà 81 anni.

L’impatto economico di questi trends è sostanziale: una maggiore popolazione implica maggiore domanda di beni, da cui deriva anche un maggiore inquinamento il cui costo è ancora difficile da quantificare. Inoltre, alcune risorse, come l’acqua dolce, sono scarse e attualmente insufficienti a soddisfare le esigenze di una sempre crescente popolazione. Un invecchiamento della popolazione provoca inoltre una riduzione della forza lavoro, a meno che l’età pensionabile non sia indicizzata all’aspettativa di vita, e una diminuzione del tasso di risparmio poiché i pensionati attingono dai risparmi accumulati nella fase precedente della vita a fini di consumo. Questo fa sì che i tassi di interesse si alzino, scarseggiando i risparmi, e gli investimenti si riducano poichè più costosi, frenando la crescita economica. L’età influenza l’economia anche attraverso la produttività: mansioni fisiche diventano impossibili oltre una certa età e le abilità cognitive peggiorano. Tuttavia, l’età porta esperienza e competenze che, in processi tecnologicamente intensi, potrebbero addirittura aumentare la produttività dei lavoratori altamente qualificati. Per tutti questi motivi, i governi dovranno rivedere radicalmente i sistemi pensionistici, i sistemi sanitari e quelli educativi.
Come affrontare il cambiamento demografico? L’unica risposta possibile è data dalle politiche pubbliche. La capacità degli stati di produrre benessere nei prossimi decenni dipenderà crucialmente dalla capacità dei governi di prendere in considerazione il fattore “età”.

Ulteriori referenze:
1. The Economist, ‘A billion shades of grey’, http://www.economist.com/news/leaders/21601253-ageing-economy-will-be-slower-and-more-unequal-oneunless-policy-starts-changing-now .
2. The Economist, ‘Age invaders’, http://www.economist.com/news/briefing/21601248-generation-old-people-about-change-global-economy-they-will-not-all-do-so .
3. United Nations Population Division, 2012 Wallchart, http://www.un.org/en/development/desa/population/publications/pdf/trends/WPP2012_Wallchart.pdf .

 

Articolo tratto da “smartweek.it

 

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