Il nuovo anno sta iniziando e, come di consueto, è il momento di fare alcune previsioni riguardanti quello che vivremo probabilmente nel 2015 nel mondo dell’economia, della politica e della finanza
(ripubblicazione articolo del 31 dicembre 2014)
Come al solitio, ci teniamo a ribadire che non abbiamo nessuna sfera di cristallo per prevedere il futuro, ci sono eventi economico-politici che vivremo nel 2015 che, allo stato attuale, non sono minimamente immaginabili (chi, del resto, avrebbe previsto il disastro del petrolio e del rublo nel 2014 alla fine del 2013 ?). Ci sono però tanti importanti avvenimenti piuttosto prevedibili, e questo post serve proprio ad analizzare questi ultimi.
Il 2015 sarà l’anno del rialzo dei tassi per gli Stati Uniti, è il ciclo economico che lo dice. Alzare i tassi significa ostacolare il mercato del credito, cosa che – sempre secondo il ciclo economico – dovrà prima o poi portarci ad uno shock economico. L’indebitamento marginale registrato sul New York Stock Exchange è spaventosamente alto, ed è palesemente destinato a calare (come si vede nell’ultimo post pubblicato sul tema).
Non è però scontato che Wall Street crolli nel 2015, ma siamo certi che questo avverrà nel biennio 2015-2016. Il Quantitative Easing non c’è più, ma la Fed rialzerà i tassi con moooolta cautela (ci stupiremmo se a fine 2015 dovessero trovarsi al di sopra dell’1%). L’indebitamento marginale in borsa dovrebbe però cominciare a dirigersi verso il basso, cosa che, alla fine, porterà ad una grande correzione ribassista che, come dicevamo, non possiamo garantire per il 2015.
La Russia sarà in recessione, ma non dovrebbe esserci nessun default. Quel -4% previsto nel PIL del 2015 di Mosca deve spaventare i russi, ma Putin non ha torto quando dice che l’economia si adeguerà gradualmente al nuovo livello dei prezzi del petrolio. Pare che, in fondo, anche alla Russia possa fare comodo pagare una cifra inferiore per il petrolio.
Ci aspettiamo quindi un gran brutto 2015 per la Russia, ma il 2016 dovrebbe essere l’anno della ripresa (o, quanto meno, del non-peggioramento).
La BCE troverà altri modi per evitare il QE, a meno che la Grecia non spinga realmente per uscire dall’Euro. La Grecia rappresenta una parte davvero piccola dell’economia dell’Eurozona, ma se davvero Syriza dovesse vincere eventuali elezioni anticipate, il rischio “Grexit” sarebbe reale. Una piccola economia abbandonerebbe l’area euro, dal punto di vista matematico si creerebbero pochi problemi, e l’Euro si rafforzerebbe nel medio periodo vista la scomparsa di un “anello debole” economicamente parlando. Ma la tragedia si verificherebbe nel breve periodo, nessuno è mai uscito dall’Euro, e nessuno ha mai ipotizzato l’uscita di un’economia dall’Eurozona. Traducete questa frase in grassetto con un unico termine: incertezza. L’incertezza crea volatilità sui mercati, la volatilità è un meccanismo che si auto-alimenta fino all’intervento deciso di una banca centrale. La BCE sarebbe costretta a fare qualcosa per calmare i mercati nel breve periodo, ed a quel punto Francoforte avrà poche alternative al QE (o a qualcosa di simile chiamato sicuramente con altre sigle per fare felice Berlino).
La borsa cinese rappresenta un grosso rischio di speculazione, con l’accordo fra Hong-Kong e Shanghai (di cui vi abbiamo parlato qui) è nata una borsa capace di creare, da sola, crisi finanziarie mondiali in pieno stile Wall Street. La borsa di Shanghai è crollata tante volte in passato, ma in occidente non abbiamo mai avuto particolari conseguenze. Credeteci, dal 2015 le cose cambieranno.
Il prezzo del petrolio è troppo basso per l’OPEC, la produzione verrà tagliata ed i prezzi risaliranno. Non sappiamo dirvi esattamente a che livello arriverà il prezzo del petrolio (anche se 70-80 $ al barile sembra essere un livello abbastanza realistico per il medio periodo), ma l’OPEC non tirerà la corda ancora per molto.
C’è il rischio che la crisi tra Ucraina e Russia non cessi, e lo spaventoso menefreghismo dei media verso l’intera faccenda (che, a quanto pare, non fa più notizia) è un fattore che giocherà a favore del conflitto, che verrà completamente ignorato dalla politica internazionale. Spetterà all’Ucraina trovare una soluzione, anche a costo di lasciare una parte del paese alla Russia. La soluzione potrebbe arrivare nel 2015 o tra 100 anni, purtroppo queste cose non sono prevedibili.
E così, giusto per ricordarlo, il 2015 non sarà l’anno della ripresa per l’Italia, così come non lo è stato il 2014, il 2013, il 2012, il 2011, il 2010 ed il 2009. Non siamo “gufi”, siamo semplicemente consapevoli di vivere in un paese con una moneta troppo forte, una banca centrale troppo rigida, una classe politica corrotta e comunque non interessata a cambiare realmente qualcosa (magari in meglio, per una volta) ed una popolazione spesso ben rappresentata da chi siede in Parlamento, checché se ne dica. Usciremo dalla recessione per un trimestre, poi nel trimestre successivo ci torneremo, ne riusciremo in quello dopo e poi ci finiremo dentro ancora. Per il 2015 prevediamo una crescita dello 0% per l’Italia, e tante tasse in più.
Ci dispiace dire questo, ma abbiamo letto tanti blog economici parlare seriamente della “ripresa del 2015″, e non capiamo da dove derivi questa renziana convinzione, il nostro consiglio per l’anno nuovo è sempre il solito: diffidate dei guru della ripresa che cercheranno di spingervi ad investire i vostri risparmi da qualche parte, prendete ogni decisione sul tema soltanto con la vostra testa, per il bene vostro e dei vostri cari.
Per quello che può contare, vi auguriamo un buon anno, sperando che il 2015 ci sorprenda in positivo
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