Macro-regione al Nord, si può fare ?

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È davvero possibile realizzare una macro-regione al Nord ? Quali conseguenze economiche e politiche avrebbe sull’intero paese ?

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Analizziamo la questione sotto due profili diversi

Profilo Giuridico
La Costituzione non impedisce affatto la creazione di una macro-regione (Piemonte, Lombardia e Veneto), ma occorre distinguere due possibilità.
a) le tre regioni si uniscono tramite referendum con conseguente modifica dell’art. 131 della Costituzione (in cui si elencano le 20 regioni Italiane)
b) le tre regioni creano un soggetto giuridico esterno (la macroregione) senza cessare di esistere come entità giuridiche distinte, scavalcando di fatto la Costituzione

Profilo Politico-Economico
Qui il discorso si fa più complesso, è possibile trattenere il 75% delle tasse in una Regione ?
Il Patto di Stabilità stabilisce una precisa distribuzione del denaro pubblico tra le Regioni, quindi, allo stato attuale, la proposta fatta da Roberto Maroni non è applicabile.
Il Patto di Stabilità non è certamente scritto nel marmo, può essere modificato (e prima o poi questo accadrà), ma per una modifica così estrema, servirebbe un Governo pro-Lega Nord a Roma.
La Lega Nord non è riuscita a varare nessun provvedimento “estremamente indipendentista” nemmeno quando era al Governo, perché mai dovrebbe riuscirci ora che gode di un consenso molto ridotto su base nazionale rispetto agli ultimi anni ?

Insomma, mentre dal punto di vista giuridico la macro-regione non incontrerebbe grossi ostacoli sulla sua strada, gli ostacoli politico-economici sembrano insormontabili oggi.

Se però altre Regioni proponessero di formare altre macro-regioni, la situazione potrebbe sbloccarsi. Non dimentichiamoci infatti che la questione dell’indipendenza da Roma non è soltanto un problema del Nord, ma anche al Sud esistono movimenti indipendentisti riconosciuti.

Personalmente, una delle obiezioni più comuni che sento alla “secessione Italiana” è che la Storia ci insegna che perderemmo potere politico a livello internazionale una volta divisi, come in epoca pre-unitaria.

È una questione che non oso mettere in dubbio, perché è evidente che è così. Ma rispondo con una provocazione, qual è, oggi, il potere politico internazionale dell’Italia ? Ai miei occhi il nostro potere politico sugli altri paesi si è estremamente ridotto, sia per una classe politica “senza palle”, sia per una situazione di indebitamento che ci ha reso succubi di altre Nazioni.

Non nascondiamoci, al Nord Italia credo che farebbe gola l’idea di diventare un paese simile all’Austria, un posto in cui si vive molto bene nonostante la scarsa influenza internazionale nelle istituzioni.

In Europa abbiamo un caso eccezionale per confrontarci: l’ex Cecoslovacchia. La zona ceca è sempre stata più avanzata rispetto alla zona slovacca, e la separazione delle due aree ha provocato un ampliamento del divario economico tra i due paesi.

È questo il rischio che si teme per l’Italia ? Probabilmente sì, ma sono sicuro che in molti vedrebbero una secessione come un’occasione per il Sud Italia di riscattarsi, falsificando finalmente quell’antipaticissimo luogo comune del “Nord locomotiva d’Italia”

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