Russia, Arabia Saudita, Qatar e Venezuela hanno trovato l’accordo per non incrementare ulteriormente la produzione di petrolio, ma il mercato ha reagito freddamente
La ragione per cui il mercato non ha reagito con forza alla notizia dell’accordo tra Russia, Arabia Saudita, Qatar e Venezuela per il non aumento della produzione di petrolio è semplice: a prescindere da questo nuovo patto, si prevedeva già precedentemente un incremento leggero della produzione petrolifera da parte di questi 4 paesi.
Per intenderci, guardate questo grafico:
Fate un confronto tra l’incremento di produzione visto nel 2014-2015 e quello previsto per il 2016 prima del patto di ieri (linea blu).
E attenzione a come usiamo le parole: l’accordo riguarda uno stop all’incremento della produzione di petrolio, e non uno stop della produzione (se facciamo questa osservazione stupida, è perché da qualche parte abbiamo letto una cosa simile).
L’overproduction è ancora ben visibile sul mercato:
Ci permettiamo dunque di fare un paio di riflessioni:
1) Piano piano siamo arrivati al livello di produzione esatto per rendere non conveniente l’esistenza di gran parte del settore dello shale gas/oil americano, ora i grandi paesi esportatori di petrolio sono passati alla fase 2 del loro piano, in attesa di una fase 3 con il tanto atteso taglio alla produzione che farà rialzare i prezzi del petrolio (ma prima vedremo un po’ di bancarotte importanti nel settore statunitense)
2) Questo accordo vale poco senza l’Iran, che potrebbe non avere una gran voglia di fermare l’incremento di produzione ora che non ci sono più sanzioni internazionali verso Teheran
Entriamo sicuramente in una nuova fase politica dunque, ma non dovremmo interpretare l’accordo di ieri come uno “shock”.
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