Di fronte ad alcune migliaia di persone a Parigi, il noto economista francese Thomas Piketty ha dichiarato di aspettarsi una ristrutturazione del debito pubblico di diversi paesi nell’Eurozona, tra questi anche l’Italia
Lo scorso 11 aprile, il famoso economista francese Thomas Piketty è intervenuto nel corso di una conferenza sull’uguaglianza sociale tenutasi a Parigi presso la Maison de la Mutualité, nel cuore della città.
Chi vi scrive ha avuto modo di partecipare alla conferenza in questione e, a nostro dire, l’economista francese ha portato alla luce alcuni punti che giudichiamo essere interessanti per i nostri lettori.
Innanzitutto, Piketty ha affrontato il tema della crisi dell’Eurozona. La sua analisi è tanto semplice quanto condivisibile: “Bruxelles è riuscita nell’incredibile impresa di trasformare una crisi del settore privato americano in una crisi del settore pubblico europeo […]; quando, verso la fine del 2010, abbiamo registrato in tutto il mondo i primi segnali di netta ripresa, la BCE ha deciso di non seguire le orme della Federal Reserve, lasciando i paesi europei più indebitati in balia di un forte attacco speculativo e creando una nuova crisi in tutta l’Eurozona, mentre gli Stati Uniti proseguivano sul loro sentiero di ripresa”
Ma la responsabilità non è certo soltanto della BCE, anche i governi nazionali e la Commissione Barroso (con l’aiuto dell’FMI) hanno contribuito al disastro: “C’è stato un tentativo di ridurre il deficit pubblico in modo troppo rapido, e questo ha portato ad un pesante incremento della pressione fiscale nei paesi in maggiore difficoltà […], mentre posso capire la necessità di chiedere ad alcuni paesi di tenere sotto controllo la crescita del debito pubblico, trovo decisamente assurdo tentare di costringere la Grecia – un paese il cui prodotto interno lordo è calato del 25% dall’inizio della crisi – ad avere un avanzo di bilancio statale del 4% rispetto al proprio PIL” ha spiegato Piketty.
Quello che l’economista ha voluto sottolineare è che “questa non è la prima crisi del debito pubblico della Storia, quello che stiamo vivendo è già successo e ne siamo già usciti, esistono diversi modi per risolvere il problema”. Escludendo (si spera) l’ipotesi catastrofica di una nuova guerra mondiale, Piketty ritiene che la via più semplice sia quella della ristrutturazione generalizzata della parte di debito pubblico eccedente i parametri di Maastricht. Ora, premettendo che ad occhio oggi forse soltanto il Lussemburgo rispetta i parametri di Maastricht alla lettera, l’economista ha dichiarato: “Occorre cominciare con la Grecia, poi con il Portogallo, la Spagna, l’Italia…e poi forse anche la Francia“. Questa ristrutturazione non deve (e non può) essere fatta in maniera improvvisa, ma “occorre un piano graduale che tocchi gran parte dell’Area Euro”.
“Il problema – ritiene Piketty – è che il sistema politico europeo non è abbastanza democratico da poter attuare un piano simile. Oggi tutto sembra dipendere dalla volontà individuale dei Ministri delle Finanze europei, che decidono che cosa fare all’interno dell’Eurogruppo. Ritengo che Bruxelles debba prendere seriamente in considerazione l’istituzione di una seconda camera parlamentare che rappresenti i parlamenti dell’Eurozona, perché un solo ministro non può rappresentare la complessità dell’opinione pubblica nel proprio paese”.
Condividiamo e sottoscriviamo questa idea. Il problema non è soltanto la questione democratica, ma è anche il ruolo del Regno Unito. Da quando è nato l’Euro, Londra ha sempre provato, a più riprese (talvolta anche riuscendo nel proprio intento) a ficcare il naso nelle questioni dell’Eurozona. Ricorderete, ad esempio, l’ultimo tentativo disperato di Cameron di strappare a Juncker l’incredibile potere di veto nelle delibere dell’Eurogruppo, una richiesta allucinante che fortunatamente non è stata accolta da Bruxelles (ma questo è solo l’esempio più recente). Detta quindi in modo brutale, dal momento che il Regno Unito non sembra, ad oggi, avere nessuna intenzione di adottare la moneta unica, non c’è motivo per cui i rappresentanti britannici del Parlamento Europeo debbano avere un potere di voto sulle questioni riguardanti l’Area Euro. Un parlamento dell’Eurozona avrebbe come effetto quello di escludere Londra da questo meccanismo, che ci sembrerebbe una cosa totalmente naturale.
Vi è stato poi un dibattito con la platea sul tema della sostenibilità del debito pubblico. Il nocciolo della questione era se occorre dare più peso al valore del debito pubblico o agli interessi che uno Stato paga ogni anno su questo (il caso del Giappone, ad esempio, mostra come la dimensione del debito ed il livello degli interessi pagati non siano affatto correlati).
Una conferenza decisamente interessante, anche per chi, conoscendo Piketty (non solo di nome), non ne condivida la visione economica.
Unica nota negativa della serata: l’intervento finale di Massimo D’Alema, uno che sta all’uguaglianza sociale come Hannibal Lecter sta all’hamburger di soia. Oltre a lanciare qualche frase economicamente imbarazzante (“la disuguaglianza sociale ha creato la crisi economica mondiale”, confondendo in scioltezza il concetto di causa con quello di conseguenza), l’ex premier italiano ha voluto segnalare il suo profondo rammarico per il basso livello di partecipazione delle classi sociali più povere in politica, per poi elencare una serie di motivi per cui la destra europea è brutta e cattiva mentre la sinistra sta salvando il mondo.
Restano comunque esilaranti le espressioni incredule di Piketty mentre D’Alema faceva sfoggio di tutto quello squallore a cui noi italiani siamo ormai abituati.
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