Se dobbiamo sorbirci uno shock di breve periodo per evitarne uno di lungo periodo, lo facciamo volentieri: lo stipendio di Renzi vale meno della Costituzione
Primo punto: non c’è nessun motivo per mettere nello stesso calderone il referendum italiano ed il voto sulla Brexit o l’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti
Secondo punto: è intollerabile dire che la sconfitta schiacciante del fronte del Sì sia figlia dell’ignoranza, del populismo, del grillismo o di quello che volete. Uscite dal vostro mondo di erre mosce e di apericene nei lounge bar, anche chi ha solo la terza media può avere un po’ di buon senso.
Terzo punto: la riforma della Costituzione voluta da Renzi faceva schifo. Per tenerci Renzi, avremmo dovuto sorbirci un monocameralismo imperfetto, con una parte del corpo parlamentare selezionato con un metodo poco chiaro (per usare un eufemismo). Oltretutto, la storia della riduzione dei costi della politica non è credibile: forse lo Stato avrebbe speso di meno, ma quei costi li avremmo trovati nei bilanci delle regioni o dei comuni, amministrazioni che avrebbero dovuto accollarsi i rimborsi dei nuovi Senatori
Quarto punto: il fallimento di 8 banche italiane non dipende da questa riforma, in barba all’Economist ed al Financial Times
Quinto punto: sì, fa abbastanza schifo pensare che gente come Salvini & co. stia stappando bottiglie di spumante, apprestandosi ad appropriarsi della vittoria del No. D’altronde, non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca
Sesto punto: no l’Italia non uscirà dall’Euro con questo voto (ma davvero dobbiamo dirvelo?)
Settimo punto: magari la borsa non la prenderà benissimo, ma voi lasciate fare. E ricordate che, come Credit Suisse ha ben previsto (e parliamo di Credit Suisse, mica di premi Nobel), l’Exitaly rimane, ad oggi, uno scenario più che remoto:
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