Grande sorpresa da Mountain View nella notte tra lunedì e martedì: Larry Page ha annunciato al mondo la ristrutturazione aziendale di Google Inc, che diventerà una conglomerata e si chiamerà Alphabet.
Tramite un post sul blog officiale di Google, Page ha annunciato la nascita di Alphabet, di cui Google sarà una controllata.
Larry Page sarà il CEO di questa nuova azienda, con Sergey Brin che invece occuperà la posizione di presidente; a prendere il posto vacante di CEO di Google verrà promosso Sundar Pichai, che lavora per il colosso di Mountain View dal 2004 ed era stato recentemente citato dalla stampa come possibile nuovo amministratore delegato di Twitter.
Cosa comporta questo cambiamento? Per Google in sé in realtà molto poco, visto che le sue attività principali e più redditizie resteranno sotto il suo controllo: dall’omonimo motore di ricerca a Youtube, Chrome e Android, ovvero la quasi totalità delle applicazioni da cui derivano i 66 miliardi di dollari di fatturato dell’azienda.
La vera novità sta nel fatto che sotto Alphabet e di fianco a Google sorgeranno nuove aziende pronte a esplorare settori in cui operare e investire, seguendo sempre la filosofia dell’innovazione a tutti i costi, tipica di Page e Brin.
Alcuni esempi già esistenti sono Google Ventures (società di venture capital), Google Fiber (si occupa di servizi internet ultraveloci), Calico (attiva nel settore della medicina) e GoogleX (i laboratori da cui stanno nascendo prodotti come l’auto che si guida da sola).
Nei prossimi mesi probabilmente sapremo di più su questa sorprendente quanto improvvisa ristrutturazione di una delle aziende più grandi al mondo (di certo sappiamo che Alphabet è registrata nello Stato del Delaware, e che alla base di questo ribaltamento societario possano esserci banali ragioni fiscali), nel frattempo può essere interessante condurre un’analisi sul titolo Google (GOOG) quotato al Nasdaq per valutare eventuali investimenti sull’onda dell’entusiasmo per la nascita di Alphabet.
Ricordiamo che tutte le azioni esistenti di Google verranno convertite alla pari in azioni della holding Alphabet, mentre i simboli delle due classi azionarie esistenti dell’azienda (GOOG e GOOGL) non verranno modificati.
Partiamo, come sempre, da una visione generale della quotazione storica:
Come ben indicato dal grafico settimanale, la media mobile a 100 settimane ha rappresentato una netta soglia di supporto per Google, consentendo un rimbalzo dai 540$ agli attuali 660$ nel giro di poche sedute.
Utilizzando dati mensili, riceviamo un segnale molto positivo con il grafico del Chandelier Exit:
L’area evidenziata con il colore arancio mostra come sia recentemente scattato un segnale di “non vendita” su Google da non trascurare. Se il prezzo fosse sceso sotto la linea verde, infatti, avremmo dovuto considerare seriamente la possibilità di vendere.
Impiegando le Bande di Bollinger®, notiamo un’anomalia.
Osservate il grafico settimanale:
Osservate quello mensile:
Il prezzo è schizzato fuori dalle Bande di Bollinger®, e questa è un’anomalia evidente.
Era già successo nel 2007 e verso la fine del 2012 in entrambi i grafici. Per il breve periodo ci aspettiamo un ritorno del prezzo all’interno delle bande, e statisticamente dovrà essere così.
Molto interessante il grafico sulla volatilità con dati settimanali:
Siamo quasi a livelli record grazie al forte movimento rialzista delle ultime settimane, e questo ci fa pensare che il mercato potrebbe darsi una calmata fino a quando non si capirà realmente la ristrutturazione societaria di Google, con un graduale ribasso della volatilità.
L’indicatore Stocknizer 2 – sempre con dati settimanali – sembra dirci che la corsa di Google potrebbe essere vicina ad uno stop nel breve periodo:
L’indice è attualmente a quota 180 punti, ci aspettiamo un’inversione di tendenza in area 200-250 punti.
Avrete a questo punto intuito il nodo fondamentale della nostra analisi: gli studi fatti su dati settimanali (quindi per il breve periodo) e su dati mensili (per il medio e lungo periodo) sembrano dare due risultati diversi. Questo è confermato anche dalla curva di Coppock.
Grafico settimanale:
Grafico mensile:
Il grafico settimanale fa rima con il nostro Stocknizer 2: pare che un’inversione di tendenza sia dietro l’angolo.
Il grafico mensile, invece, mostra un’interessante inversione rialzista.
Le nostre conclusioni: Google ha avuto una serie di sedute molto positive, ma è improbabile che la corsa vada avanti ancora per più di 3-4 settimane.
A settembre vedremo probabilmente una serie di prese di profitto di chi ha avuto l’occhio per investire all’inizio dell’estate, lo scenario di breve periodo non è quindi positivo.
Chi investe nel lungo periodo, invece, può prendere seriamente in considerazione la possibilità di restare long su Google. Il Chandelier Exit ha mostrato la volontà dei trader di portare Google a prezzi più elevati, e la curva di Coppock segnala l’inizio di una possibile fase rialzista nel medio-lungo periodo.
Attualmente, riteniamo che il prezzo corretto per un’azione di Google sia 540 $, ma è un target price che rivediamo al rialzo mese dopo mese (per questo l’investitore di breve periodo dovrebbe pensare alla presa di profitto adesso) e che ha rappresentato un’importante soglia di resistenza alcune settimane fa, come mostra l’indicatore Stocknizer 3:
Google è un titolo notoriamente sopravvalutato dal mercato viste le elevatissime aspettative riguardanti il colosso tech americano (il prezzo è stato quasi sempre a ridosso o addirittura oltre il nostro target rialzista). Quando Google (o Alphabet) quoterà al di sotto del nostro target mediano (linea tratteggiata), è probabile che l’intero mercato azionario statunitense sia in fase di flessione, e a quel punto la sfida sarà individuare il fondo del baratro per comprare di nuovo.
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