Nel giro di pochi mesi il tasso di inflazione annuo in Russia è passato dal 16% all’8%, un dimezzamento ancora insostenibile per Mosca
Se accettiamo di credere all’esistenza di un “tasso di inflazione naturale” in un’economia, potremmo affermare che la Russia è appena rientrata sul binario giusto:
Tuttavia, un ragionamento simile ci sembra, francamente, piuttosto superficiale.
La ragione è palese: un’economia in crescita del 2% annuo può anche permettersi di avere un po’ di inflazione (e, anzi, quell’8% ci è sempre sembrato abbastanza altino), ma un’economia in recessione nera non può certo registrare in modo sostenibile lo stesso ritmo di rialzo dei prezzi:
Nonostante il disastro del PIL, la banca centrale russa sembra aver fatto, sino ad ora, un buon lavoro in termini di controllo di una crisi davvero molto delicata (non è certo colpa della banca centrale se Putin e i suoi hanno concentrato una grandissima parte delle entrate pubbliche sul settore petrolifero).
All’inizio del 2014, i tassi della banca centrale russa erano al 5,5%; con l’inizio della crisi del petrolio e con la svalutazione del rublo, Mosca ha tentato di contenere la parte peggiore della crisi portando i tassi al 17%.
Quando l’inflazione era ancora a livelli elevatissimi (intorno al 16% annuo), la banca centrale russa ha cominciato a tagliare i tassi, portandoli fino all’attuale 11%. Il messaggio ai mercati era chiaro: con la previsione di un rallentamento naturale delle tensioni sul rublo e con un rallentamento della caduta del prezzo del petrolio, con conseguente riduzione dell’inflazione, Mosca poteva permettersi di dare fiato al mercato creditizio interno riportando i tassi a livelli meno elevati.
E, va detto, fino ad ora la banca centrale ha avuto ragione. Ma questo non basta a salvare un’economia troppo dipendente dal petrolio, Mosca ha bisogno di una maggiore diversificazione nelle fonti di attivo del bilancio pubblico statale, e questo dovrebbe essere ormai chiaro a tutti.
Nel frattempo, un’inflazione all’8% rimane insostenibile quando il PIL è in calo del 4%.
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