Wall Street Deve Temere Bernie Sanders ?

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L’outsider del partito democratico, ufficialmente in corsa per la Casa Bianca in attesa delle primarie, promette di dare battaglia a Wall Street ed al mondo della finanza, abbiamo trovato il nostro cigno nero ?

Può essere che sia purissima propaganda politica, o forse qualcuno ci crede davvero, fatto sta che, a parole, Bernie Sanders (candidato alla Casa Bianca di cui abbiamo già parlato in questo post) ha usato un tono che non può davvero fare piacere al mondo della finanza a stelle strisce:

Per i meno avvezzi alla lingua inglese, proponiamo una traduzione del passaggio fondamentale del dibattito:

Mediatore: “Il settore corporate americano amerà il Presidente Sanders ?”
Bernie Sanders: “No, non penso che lo ameranno. Gli AD delle grandi multinazionali potranno amare Hillary Clinton, ma io non gli piacerò. E piacerò ancora meno a Wall Street. La ragione è che dobbiamo affrontare il problema dell’elefante presente nella stanza del comportamento avido, senza scrupoli  ed illegale di Wall Street, dove abbiamo 4 istituti finanziari (nel video viene detto “sei”, ma pochi secondi dopo Sanders parlerà di 4 istituti) che emettono, da soli, ben due terzi delle carte di credito nel nostro paese ed un terzo dei prestiti ipotecari. E 3 di questi 4 istituti oggi sono più grandi di quanto non fossero il giorno in cui lo Stato decise di salvarli giudicandoli troppo grandi per fallire”

Quello che Sanders propone è di rompere l’oligopolio nel mercato creditizio americano. Immaginate un decreto nel quale si dice che JPMorgan, Goldman Sachs e compagnia bella debbano contare meno economicamente (che sia in termini di fatturato, di attivo di bilancio, o altro, non ci è dato saperlo). L’imposizione di un limite così grande sarebbe una rivoluzione volta a cancellare l’idea del “too big to fail”.

Immaginate, dunque, la reazione di Wall Street dopo un’eventuale elezione di Sanders alla Casa Bianca.
Ancora oggi si dibatte sul fallimento di Lehman Brothers, ed è chiaro che se Sanders mettesse in atto quanto promesso, vedremmo una riforma radicale del mercato del credito americano con una riduzione netta del valore di alcuni giganti finanziari (immaginate i crolli verticali di certe quotazioni in borsa). Non è chiaro chi dovrebbe prendere il posto lasciato sul settore dell’offerta di mercato di questi “giganti ridimensionati”. Se Sanders intende lasciare vacanti queste posizioni, servirebbero molti trimestri (vogliamo dire anni ?) prima che, anche in un mercato dinamico come quello americano, qualcuno riesca a riempire il vuoto lasciato dalla nuova politica federale.

Questi istituti finanziari contro i quali Sanders vuole combattere non sono l’origine del male del mondo, ma sono, che ci piaccia o no, il motore dell’economia statunitense. Possiamo capire il discorso sul paradosso della crisi di cui parla il Senatore (i poveri sono sempre più poveri ed i ricchi sono sempre più ricchi), e la questione va assolutamente affrontata. Per eliminare l’idea del “too big too fail”, invece, serve molta calma e pazienza. Anche qui facciamo fatica a dire che Sanders sbagli nel dire che la distorta visione di una banca “troppo grande per fallire” che circola spesso sul mercato crei dei problemi nel lungo termine all’intera economia, ma ci auguriamo che, se gli americani dovessero davvero dare fiducia al Senatore democratico, questi abbia un’idea ben precisa di come introdurre la propria rivoluzione finanziaria senza creare la peggiore crisi della Storia americana.

 

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