Wall Street: dove può fermarsi la correzione ?

punto di domanda

Forse è un po’ presto per cercare di individuare una fine alla correzione ribassista di Wall Street, ma tanto vale fare un tentativo con un semplice ragionamento sul mercato obbligazionario americano

punto di domanda

Da sempre, in situazioni normali, mercato azionario e obbligazionario di uno stesso Paese godono di una relazione del tutto particolare.
Nei periodi in cui il rischio di tracollo finanziario è percepito come basso, chi investe e vuole avere un guadagno importante deciderà di aumentare il proprio rischio per far crescere il proprio “premio per il rischio”, cioè il suo guadagno. Questa appena descritta è la cosiddetta fase di “Risk On”, in cui i trader si sentono più sicuri della stabilità dei mercati, a tal punto che decidono di comprare titoli piuttosto volatili (quindi rischiosi).
Questi titoli sono in genere azioni (ma anche vari prodotti derivati a volatilità maggiore delle azioni) e, dunque, in una fase di “Risk On” si nota in genere una crescita generalizzata dell’acquisto di azioni, e la Borsa sale.

Prima o poi però qualcosa cambia (è nella natura delle cose, anche in Finanza) e quel “Risk On” diventa “Risk Off”: chi investe (essendo normalmente piuttosto avverso al rischio) cerca di ridurre la propria esposizione finanziaria comprando asset normalmente meno volatili delle azioni (come le obbligazioni).
Il risultato ? La Borsa scende (in tanti cercano di liberarsi di azioni troppo volatili) e i rendimenti dei Titoli di Stato scendono (dunque il prezzo di queste obbligazioni cresce).

Utilizzando questo ragionamento come linea guida, vediamo la correlazione (non sempre presente) tra S&P 500 e rendimenti del bond decennale USA (in questo grafico quest’ultimo valore è stato invertito, come vedete nell’asse verticale a destra):

stocks bonds

Notate che, dal giorno in cui la Federal Reserve ha avviato il Quantitative Easing, la regola descritta sopra ha smesso di valere: la borsa è salita e i rendimenti sono scesi. L’intervento della Fed ha avuto dunque un effetto distorsivo su quella che è la “normalità” nei mercati finanziari.

Ad un certo punto, però, la discesa dei rendimenti dei titoli di Stato si è arrestata per invertire la rotta con molta forza dalla metà del 2013, cioè da quel giorno di inizio Giugno in cui Bernanke ha parlato per la prima volta di “tapering”.
Da lì, dato che chi investe deve sempre pensare in un’ottica orientata al futuro, la parola tapering è stata tradotta in fine della politica monetaria espansiva per poi passare a rialzo dei tassi della Fed e addirittura avvio di una politica monetaria restrittiva.
E pensare che, in realtà, oggi noi siamo ancora fermi alla fase di “tapering” e, dunque, la politica monetaria espansiva della Fed non è nemmeno finita.

Ma, come dicevamo, questo è il Mondo della Finanza e dobbiamo quindi dare più importanza alle nostre aspettative future rispetto allo stato attuale delle cose.

Tutto questo ragionamento serve a farci dire una cosa: nel grafico che abbiamo postato si vede bene che le due curve tendono, in condizioni normali (dunque senza scelte di protagonismo della Federal Reserve) ad attraversarsi e a procedere in senso opposto (vi ricordiamo che l’andamento dei rendimenti dei bond a 10 anni è stata invertita nel nostro grafico).

Per tale ragione dobbiamo collocare un supporto intorno a quota 1650 punti per l’S&P 500, ben sapendo che la correzione può benissimo procedere oltre a questo livello (e probabilmente lo farà, guardate che cosa è successo nel 2002).
Il primo valore critico che ci dimostrerà la forza reale della correzione in atto è, dunque, quello di 1650 punti; appena si scenderà al di sotto di questo valore torneremo a parlare del tema per cercare nuovi supporti più in basso.
Continuate a seguirci.

 

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