Vivo a Parigi, e tra quei morti oggi potrei esserci anche io

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Care lettrici, cari lettori,

Questo non è un blog personale e non lo diventerà mai, ma, almeno oggi, facciamo una pausa dal mondo della finanza e dell’economia.

Vi parlo da italiano espatriato in Francia, più precisamente a Parigi nel 14esimo arrondissement.

Casa mia è poco distante da un ospedale e, dunque, sono piuttosto abituato al rumore delle ambulanze in momenti casuali del giorno, ormai non ci faccio neppure caso.

Venerdì sera, rientrato a casa dopo aver cenato con due amiche nel centro della città, comincio a sentire la sirena di un’ambulanza. Dopo pochi minuti, il numero di sirene aumenta e, non appena inizio a sospettare che stesse succedendo qualcosa, ricevo un messaggio: “Evita di andare a Place de la République, c’è stata una sparatoria con alcune vittime e la metro è bloccata”.
Reazione istantanea: apro il portale online di Le Monde in cerca di notizie. Leggo di una sparatoria in un ristorante, immagino (e mi illudo) che si tratti di un folle solitario che ha semplicemente deciso di compiere un gesto eclatante per ragioni deliranti. Ci sono 6-7 vittime, pare, ed ora le sparatorie sono due. Mando un messaggio ai miei famigliari dicendo di non preoccuparsi, perché l’indomani avrebbero sentito parlare di alcune sparatorie a Parigi.

Dopo non molti minuti, vengo a sapere dalla TV che qualcuno ha preso in ostaggio un centinaio di persone in un teatro. Comincio, dentro di me, a fare 1 + 1 e mi rendo conto che l’illusione del “folle solitario” non sta più in piedi, purtroppo.
Il momento peggiore arriva poco dopo, quando vengono segnalate delle esplosioni fuori dallo Stade de France, dove si trovano alcuni miei amici.

Lì capisco veramente la gravità della situazione, si cerca di mantenere i contatti, mando messaggi a raffica a tutte le persone che conosco in città (ad occhio circa 80-100) per informarmi sulla loro salute, alcuni rispondono subito, altri non danno segnali di vita (qualcuno non lo farà fino a domenica mattina, potete immaginare l’angoscia).
Nel frattempo ricevo molti messaggi dall’Italia e dal resto del mondo, passo un sacco di tempo a rassicurare quante più persone possibili.

Arrivano notizie inquietanti di persone che, tramite Twitter, implorano la polizia da dentro il teatro Bataclan di fare irruzione nell’edificio perché “stanno cominciando ad uccidere tutti gli ostaggi”. Mezz’ora più tardi, vengo a sapere che la polizia ha effettuato un raid nel teatro. Pochi minuti dopo, arriva la notizia della morte di diverse decine di persone che si trovavano all’interno del Bataclan. Ti senti impotente, non puoi fare nulla.

Dopodiché le notizie si susseguono, inseguimenti, posti di blocco e uccisione di terroristi (sì, terroristi, perché intanto François Hollande ha annunciato la chiusura delle frontiere in diretta TV con le parole: “Cari compatrioti, mentre vi sto parlando la città di Parigi è sotto attacco da parte di un’armata jihadista contro la Francia”).
Sul mio telefono arrivano messaggi che mai in vita mia avrei immaginato di poter ricevere. “Ero lì vicino, ho sentito degli spari e ho cominciato a correre in una direzione casuale”, “Voglio scappare da Parigi”, “E se gli attacchi continuassero ininterrottamente ?”, “Ti prego dimmi che stai bene”, “Ero allo stadio, c’erano due madri che piangevano perché avevano perso due bambini nella folla. Non ho potuto fare nulla per aiutarle ho dovuto correre”, e altri.
Tra venerdì e sabato non dormo, aspetto di ricevere notizie rassicuranti dai miei amici e conoscenti in città.

Nel weekend, uscendo, le strade sono praticamente deserte. I semafori diventano verdi senza che nessuna macchina passi, i negozi sono chiusi per lutto e se trovi un supermercato aperto sei molto, molto fortunato. I mezzi pubblici, escludendo le zone colpite dagli attacchi, funzionano ancora piuttosto bene. Sul tram origli i discorsi dei francesi: “È un orrore”, “Non abbiamo una leadership abbastanza forte”, “Ti ho scritto un messaggio ieri notte quando ho visto la notizia ma non c’era campo, che incubo”.

Mentre mi preparo psicologicamente a sentire notizie di nuovi attacchi cercando, comunque, di non farmi mai prendere dalla paura, ho un solo pensiero. Dieci giorni fa ho assistito anche io ad un concerto in città in un teatro che avrebbe potuto benissimo essere il Bataclan. Nelle ultime settimane, ho rifiutato per ben tre volte l’invito allo stadio da parte di due gruppi distinti di amici per assistere a Francia-Germania, “no il calcio non mi interessa molto” ho risposto.

La verità è che, oggi, tra le vittime degli attentati potrei esserci anche io. O un mio amico. O un mio conoscente.

Sokratis sarà chiuso per lutto per alcuni giorni, non so dire per quanto tempo, ma ci sono momenti in cui ti rendi conto che molte cose apparentemente importanti nella vita contano meno di nulla. Spero nella comprensione di tutte le persone che ci leggono.

Un pensiero finale va alle vittime di questa assurdità, ed a tutte le persone colpite indirettamente dalla loro scomparsa, non ci sono parole per descrivere un dolore simile.
A presto
JB

 

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3 Comments on "Vivo a Parigi, e tra quei morti oggi potrei esserci anche io"

  1. “Vivo a Parigi, e tra quei morti oggi anche io ”
    occhio al verbo–>avrei potuto – leggendo “potrei esserci” io mi immaginavo un’altra cosa non meno inquietante.

  2. Queste cose in Iraq sono all’ordine del giorno… E ne uccidono anche 200 alla volta lì le bombe. Purtroppo non fanno piu’ notizia. Immaginiamoci come vivono gli abitanti iracheni o afgani…
    L’intervento poi di Hollande… con gli aerei che partono a bombardare le basi nemiche a Raqqa… ma scusate, che senso ha? Cioè le basi le conoscevano l’altro giorno prima dell’attentato come dopo… Allora perchè non le hanno attaccate prima? Non siamo mica scemi noi che guardiamo la televisione caro Hollande. Alle volte pensiamo.

    • Potrebbe trattarsi di target che prima non erano stati colpiti perché era stato valutato un rischio troppo elevato di coinvolgimento di civili nella zona, o potrei trovare decine di altre spiegazioni possibili se fossi in grado, come buona parte delle persone che si trovano lontano da Parigi, di razionalizzare su quanto ho vissuto qualche giorno fa.
      Ma, dato che non ne sono capace, posso soltanto riferire ciò che pensiamo in molti qui. Questa è solo propaganda, finzione di una leadership forte, ed altri paroloni che ai giornalisti piacciono tanto, per quanto ne so gli edifici bombardati dalla Francia nelle ultime ore potrebbero anche essere palazzi vuoti.

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